La vendemmia del prosecco: quante sono le fasi di raccolta dell’uva Glera e quali tecniche vengono utilizzate

29/05/2024
da Giovanni Mastropasqua

Molto più di una semplice pratica agricola, la raccolta dell’uva Glera è un attesissimo evento annuale che coinvolge non solo i viticoltori, ma anche gli enologi e gli appassionati che vogliono vivere e celebrare in prima persona la vendemmia, attraverso degustazioni, visite guidate in cantina e pranzi all’aperto con piatti tipici locali. In questo articolo, esploreremo le fasi di raccolta dell’uva Glera, nota per la vincente combinazione di tecniche tradizionali e innovative.

Le fasi della vendemmia: dal monitoraggio del vitigno Glera all’imbottigliamento del prosecco

In un periodo che va da fine agosto a metà ottobre, individuare il momento giusto per la raccolta dell’uva Glera è fondamentale per garantire l’elevata qualità del prosecco. Prima dell’inizio della vendemmia, infatti, viene effettuata un’attenta valutazione delle condizioni climatiche dell’anno in corso, delle caratteristiche del terreno e del grado di maturazione dell’uva: un monitoraggio preliminare che, dando inizio alla vendemmia, culminerà nell’imbottigliamento della bollicina.

Monitoraggio dei vigneti e organizzazione della raccolta: la prima fase della vendemmia del prosecco

Con l’attento monitoraggio dei vigneti da parte dei viticoltori, si dà ufficialmente inizio alla prima fase della vendemmia, che si concluderà con l’identificazione del momento ideale per la raccolta dell’uva Glera. In questa fase, i viticoltori controllano lo stato di salute delle viti e dei grappoli e verificano il grado di maturazione dell’uva attraverso analisi specifiche che permettono loro di valutarne il livello di zucchero, l’acidità e i composti fenolici. Passano poi all’organizzazione logistica della raccolta, con la coordinazione del personale necessario sia per la raccolta manuale che per la gestione delle macchine vendemmiatrici.

Raccolta dell’uva Glera: la seconda fase della vendemmia del prosecco

Dopo una fase di analisi e organizzazione preliminare, si procede con la vera e propria raccolta dell’uva Glera, che in base alle caratteristiche del vigneto e alla filosofia produttiva della cantina, potrà avvenire in maniera manuale o meccanica. La raccolta manuale consiste in una selezione accurata e delicata dei grappoli, che devono essere integri, sani e maturi, al fine di evitare la fermentazione precoce, tipica dell’uva che viene schiacciata al momento della raccolta. Questa tecnica è particolarmente diffusa nelle zone collinari di produzione del prosecco e in particolare nelle aree DOCG, dove la conformazione del terreno rende difficile l'utilizzo di macchinari. La raccolta meccanica permette invece di raccogliere grandi quantità di uva in tempi brevi ed è quindi particolarmente utile in annate con condizioni meteorologiche instabili, dove l’ottimizzazione del lavoro diventa cruciale. Le moderne vendemmiatrici meccaniche sono dotate di tecnologie avanzate che permettono di raccogliere le uve con precisione, riducendo al minimo i danni e separando i grappoli dalle foglie e dai rami.

Qualsiasi sia la tecnica adottata, la raccolta avviene sempre nelle prime ore del mattino o nel tardo pomeriggio, affinché l’uva non rischi di deteriorarsi nei momenti più caldi della giornata. Dopo essere stati raccolti, i grappoli vengono posti in piccole cassette o contenitori ventilati e vengono immediatamente trasportati in cantina per evitare schiacciamenti e fermentazioni indesiderate.

Pigiatura e pressatura dell’uva Glera: la terza fase della vendemmia del prosecco

Una volta in cantina, le uve vengono prima pigiate per liberare il succo evitando di estrarre troppi tannini e composti amari, e poi pressate per separare il mosto dalle bucce. La fase di pigiatura e pressatura dell’uva Glera è molto delicata in quanto l’estrazione di componenti indesiderati potrebbe danneggiare la qualità del prosecco.

Fermentazione del mosto: la quarta fase della vendemmia del prosecco

Ottenuto il mosto, si procede alla fermentazione con il metodo Charmat, ovvero in grandi contenitori a tenuta stagna che preservano le bollicine prodotte naturalmente, chiamati autoclavi. Dopo la fermentazione primaria, infatti, il vino base viene rifermentato in autoclave con l’aggiunta di zucchero e lieviti, creando così le caratteristiche bollicine del prosecco.

Affinamento ed imbottigliamento: la quinta ed ultima fase della vendemmia del prosecco

Terminata la fase di fermentazione, il prosecco sviluppa i suoi aromi e la sua struttura durante l’affinamento, che avviene in un periodo variabile in base allo stile di vino che si desidera ottenere: più fresco e fruttato o più complesso e strutturato. Una volta completato l’affinamento, il prosecco viene filtrato e imbottigliato, pronto per essere distribuito e gustato in tutto il mondo.

La vendemmia del prosecco è un processo complesso e affascinante che unisce tradizione e innovazione. Ogni fase, dal monitoraggio del vitigno all’imbottigliamento, è fondamentale per garantire la qualità e la tipicità della bollicina italiana per eccellenza.

Il cuore pulsante della vendemmia è la dedizione dei viticoltori e degli enologi, che con grande competenza portano a termine con successo ogni fase, dando vita a bottiglie di prosecco che raccontano la storia di un intero territorio e la passione di un intero popolo.

L'importanza del terroir nel prosecco, il legame tra territorio e gusto

26/05/2024
da Giovanni Mastropasqua

Il prosecco è un vino che ha conquistato i palati di tutto il mondo grazie alla sua freschezza, versatilità e raffinata effervescenza. Tuttavia, ciò che rende il prosecco davvero speciale è il suo legame indissolubile con il territorio da cui proviene. Conoscere quello che in gergo tecnico viene definito terroir diventa pertanto fondamentale per comprendere le caratteristiche uniche della bollicina italiana per eccellenza. In questo articolo, ti guideremo alla scoperta del legame indissolubile tra il prosecco e il suo prezioso terroir.

Il terroir: quali sono i fattori che definiscono l’unicità di un vino

Terroir è un termine francese che non ha un corrispettivo diretto in italiano, ma può essere tradotto come “territorio” e definito come la combinazione di fattori naturali e umani che influenzano la coltivazione delle viti e la produzione del vino. Tra questi fattori troviamo:

  • il clima: temperature, precipitazioni, esposizione al sole e venti;
  • il suolo: composizione chimica, drenaggio, struttura e profondità;
  • la topografia: altitudine, pendenza delle colline e orientamento dei vigneti;
  • le pratiche vitivinicole: tecniche di coltivazione e vinificazione adottate dai viticoltori.

Il terroir del prosecco: l’influenza del territorio sul gusto

Le aree di produzione del prosecco si estendono tra il Veneto e il Friuli Venezia Giulia, coprendo sia le zone DOC che le prestigiose zone DOCG, che rappresentano un prezioso terroir in grado di conferire caratteristiche uniche alla bollicina.

Le caratteristiche dell’area di produzione del prosecco

Il gusto del prosecco è il riflesso dei principali fattori che caratterizzano il suo terroir, primo fra tutti il clima della regione. Le colline venete e friulane beneficiano infatti di un microclima particolarmente favorevole grazie alla loro posizione tra le Prealpi e il mare Adriatico, che crea un perfetto equilibrio tra le temperature diurne e notturne, con estati calde e inverni miti. La presenza del mare garantisce inoltre una buona ventilazione e un livello di umidità ideale; fattori cruciali per la maturazione ottimale dell’uva Glera, vitigno principale del prosecco.

Il secondo fattore da prendere in considerazione è il suolo delle colline di Conegliano e Valdobbiadene. Queste aree presentano una varietà di terreni, tra cui quelli argillosi-calcarei, che sono particolarmente apprezzati per la viticoltura. Il terreno argilloso trattiene infatti molto bene l'umidità, permettendo alle radici delle viti di avere un costante apporto idrico anche durante i periodi più secchi. Allo stesso tempo, la presenza di calcare favorisce un buon drenaggio, evitando ristagni d'acqua che potrebbero danneggiare le radici. Questa combinazione di caratteristiche permette alle viti di prosperare e di produrre uve con una complessità aromatica e una freschezza inconfondibili.

Il terzo fattore da non sottovalutare è l’esposizione delle colline di Conegliano e Valdobbiadene che, con altitudini che variano dai 50 ai 500 metri sul livello del mare, offrono condizioni ideali per la coltivazione della vite. L'altitudine garantisce infatti una maggiore escursione termica che è essenziale per la sintesi degli aromi e per mantenere un'acidità equilibrata nelle uve. Inoltre, l'esposizione a sud o sud-est delle vigne permette alle piante di ricevere una quantità ottimale di luce solare, favorendo la fotosintesi e la maturazione delle uve.

Il quarto ed ultimo fattore che influisce sul gusto unico del prosecco è la tradizione del territorio in cui vengono prodotte le uve. Oltre agli aspetti puramente naturali, il terroir del prosecco viene infatti fortemente influenzato dalle pratiche vitivinicole tradizionali e dalla cultura stessa del territorio. In queste zone, la viticoltura ha radici molto antiche e porta con sé tecniche di coltivazione e produzione che sono state affinate nel corso dei secoli. I viticoltori locali hanno oggi una profonda conoscenza del loro territorio e delle peculiarità delle diverse parcelle di vigneto, che permette loro di gestire in maniera meticolosa le viti e le uve.

L’influenza del terroir sul gusto del prosecco

Il terroir appena descritto ha un impatto diretto sulle caratteristiche sensoriali del prosecco e in particolare su:

  • aromi e profumi, in quanto il microclima e la composizione del suolo influenzano lo sviluppo degli aromi nell'uva Glera, vitigno principale del prosecco che, provenendo da suoli ricchi di minerali, tende a presentare note floreali e fruttate complesse. Il prosecco è quindi caratterizzato da un aroma fresco e vivace, esaltato dalle condizioni climatiche favorevoli del suo terroir;
  • acidità e struttura, attraverso le escursioni termiche che favoriscono un’acidità equilibrata, e i terreni calcarei e argillosi che aggiungono una struttura elegante e una mineralità che conferisce profondità alla bollicina. È proprio da questo equilibrio tra acidità e corpo che nasce l’inconfondibile freschezza e versatilità del prosecco;
  • persistenza e complessità, caratteristica dei migliori prosecco, specialmente quelli DOCG, che riflettono la complessità del terroir. Le pratiche vitivinicole tradizionali, come la raccolta manuale e la selezione rigorosa delle uve, assicurano che solo i grappoli migliori contribuiscano alla bollicina, esaltandone le caratteristiche uniche.


Il terroir del prosecco è un insieme armonioso di clima, suolo, altitudine, esposizione e tradizione. Ogni bottiglia ha un’identità inconfondibile che racchiude l'essenza delle colline venete e friulane, riflettendo la ricchezza e la diversità di un territorio unico. È questa combinazione di fattori che rende il prosecco un autentico simbolo del patrimonio enologico italiano.

Prosecco in cucina: il menù completo per stupire gli ospiti

15/05/2024
da Giovanni Mastropasqua

Intriso di storia e cultura, il prosecco, con la sua vivace effervescenza e il suo gusto fruttato, non è solo la bollicina con cui si brinda alle occasioni speciali, ma è anche l’ingrediente perfetto per trasformare ricette semplici in piatti raffinati. Dalla cucina tradizionale a quella più moderna, infatti, il prosecco si presta ad una varietà di preparazioni e alle più diversificate combinazioni di sapori. In questo articolo, ti mostreremo come la bollicina più amata al mondo possa costituire il fil rouge di un menù completo che, dall’antipasto al dolce, eleverà la tua cucina a un livello superiore e stupirà tutti i tuoi ospiti!

L’antipasto - Prosecco in cucina

L'antipasto si apre con dei crostini al formaggio con salsa al prosecco e miele: un inizio all’apparenza semplice ma con un gusto sofisticato che delizierà anche i palati dei tuoi ospiti più raffinati.

Ingredienti:

  • Pane
  • Formaggio morbido
  • 240ml di prosecco
  • 1 cucchiaio di miele
  • Noci tritate o foglie di timo

La preparazione di questo antipasto è facile e veloce. Per prima cosa, taglia il pane a fette e tostalo in forno preriscaldato a 180° per circa 5-7 minuti. Nel frattempo, versa il prosecco e il miele in una pentola, e cuoci a fuoco medio-basso, mescolando occasionalmente, fino a quando il miele non si sarà completamente sciolto e la salsa addensata. Finite le preparazioni, spalma del formaggio morbido sulle fette di pane tostate, aggiungi la salsa al prosecco e miele, e decora con delle noci tritate o con delle foglie di timo. Disponi poi i crostini su un piatto da portata e servili ai tuoi ospiti: vedrai, non lasceranno nemmeno una briciola!

Il primo - Prosecco in cucina

Terminato l’antipasto, possiamo procedere con la preparazione di un risotto al prosecco con asparagi e parmigiano, un primo piatto di stagione super equilibrato, dal gusto fresco, cremoso, dolce e delicato.

Ingredienti:

  • 320g di riso
  • 1 scalogno
  • 250ml di prosecco
  • 1 mazzo di asparagi
  • 1,2l di brodo vegetale

50g di burro

  • 60g di parmigiano grattugiato
  • Sale
  • Pepe
  • Olio extra vergine d’oliva
  • Prezzemolo fresco

Nonostante i tempi di preparazione aumentino rispetto alla portata precedente, la semplicità del piatto, che ancora una volta viene reso più raffinato dall’utilizzo del prosecco, rimane invariata. Inizia quindi tagliando a pezzetti gli asparagi e facendo bollire le punte in acqua salata per 2-3 minuti, fino a che non saranno tenere. Mettile da parte, prendi una padella e rosola lo scalogno a fuoco medio nell’olio extravergine d’oliva. Aggiungi poi il riso e tostalo per un paio di minuti, prima di sfumarlo con il prosecco. Quando l’alcool sarà evaporato, versa gradualmente il brodo vegetale caldo, mescolando fino a completo assorbimento. A metà cottura, aggiungi i pezzetti di asparagi (tranne le punte) e continua a cuocere. Quando il riso sarà cotto al dente, aggiungi anche le punte di asparagi precotte e completa la cottura. Togli poi la pentola dal fuoco, incorpora il burro e il parmigiano grattugiato et voilà, il tuo risotto super cremoso è pronto! Servilo con del prezzemolo fresco tritato e goditi insieme ai tuoi ospiti un piatto primaverile super raffinato.

Il secondo - Prosecco in cucina

Siamo quasi giunti al termine del nostro menù e, per continuare a lasciare i tuoi ospiti senza parole, ti proponiamo di preparare un petto di pollo al prosecco con uvetta e pinoli.

Ingredienti:

  • 4 petti di pollo
  • 120ml di prosecco
  • 60g di uvetta
  • 60g di pinoli
  • Olio extravergine d’oliva
  • Sale
  • Pepe
  • Prezzemolo fresco tritato

Prima di iniziare, metti l’uvetta in una ciotola, coprila con acqua tiepida e lasciala in ammollo per circa 15-20 minuti, finché non sarà morbida. In questa fase, occupati anche di tostare i pinoli in padella, a fuoco medio-basso. Una volta tostati, passa alla preparazione del petto di pollo, che deve essere rosolato in padella con dell’olio d’oliva a fuoco medio-alto, fino a che non sarà dorato in entrambi i lati. A questo punto, aggiungi e lascia evaporare il prosecco, incorpora l’uvetta e i pinoli, copri la padella e cuoci a fuoco medio-basso per circa 15-20 minuti, senza dimenticarti di girare il pollo di tanto in tanto. Aggiusta di sale e pepe, e servi con del prezzemolo fresco tritato: il profumo di questo piatto non avrà bisogno di spiegazioni!

Il dolce

Dulcis in fundo, concludiamo il nostro menù con un delicatissimo dessert primaverile: una mousse al prosecco con fragole fresche.

Ingredienti:

  • 250ml di prosecco
  • 200ml di panna fresca
  • 100g di zucchero a velo
  • 6g di gelatina in polvere
  • Fragole fresche
  • Foglioline di menta fresca

Versa in una ciotola la gelatina in polvere e aggiungi 50ml di prosecco. Mescola il composto e lascia riposare per alcuni minuti affinché la gelatina si idrati. Nel frattempo, monta la panna fresca con lo zucchero a velo in un’altra ciotola, e scalda leggermente il restante prosecco in una pentola. Fai sciogliere la gelatina idratata nel prosecco tiepido e lascia raffreddare il composto per qualche minuto, prima di incorporare delicatamente la panna montata, fino ad ottenere una consistenza uniforme. Versa la mousse in coppette individuali, coprile con della pellicola trasparente e lascia raffreddare in frigorifero per almeno 3-4 ore. Prima di servirle, lava e taglia a fettine le fragole fresche e utilizzale come guarnizione insieme a qualche fogliolina di menta.

Questo dessert conclude il nostro menù a base di prosecco, dove sapori freschi e raffinati si fondono perfettamente, dimostrando che la bollicina più amata al mondo non è solo un ottimo aperitivo ma anche un ingrediente versatile sempre più utilizzato in cucina. Capace di trasformare ricette semplici in portate ricercate, il prosecco è oggi infatti il protagonista di numerosi piatti della tradizione, con l’obiettivo di esaltarne il sapore ed elevarli ad un livello nettamente superiore.

Alla scoperta dell’uva Glera: origini e caratteristiche dell’essenza del prosecco

10/05/2024
da Giovanni Mastropasqua

Iscritta ufficialmente nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite dal 1970, l’uva Glera rappresenta uno dei tesori dell’enologia italiana, simbolo di una storia di tradizione e innovazione che dal cuore delle pittoresche colline venete si estende fino al Friuli Venezia Giulia. Le caratteristiche favorevoli di queste terreni, unite al clima mite, alle escursioni termiche giornaliere e alla dedizione degli agricoltori locali, hanno determinato una notevole espansione del vitigno Glera nel corso degli anni, lasciando poche tracce sulle sue origini ma togliendo ogni dubbio in merito al suo potenziale. In questo articolo, vi offriremo una breve panoramica sulla storia e sulle caratteristiche principali dell’ingrediente che costituisce l’essenza del prosecco, il vino frizzante più amato al mondo.

La storia del vitigno

Vitigno a bacca bianca appartenente alla famiglia dei semiaromatici, l’uva Glera viene coltivata nelle regioni del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, dove trova un clima ideale per prosperare e dei terreni resi particolarmente fertili dalla presenza di ghiaia. Non a caso, il termine Glera deriva dal latino glarea, che indica appunto la ghiaia, confermando le origini antiche di un vitigno sulla cui espansione esistono una pluralità di teorie differenti. Mentre alcune ritengono che la produzione di uva Glera sia iniziata a "Prosecco", un piccolo comune del Carso triestino - per poi espandersi verso i Colli Euganei - altre riconoscono proprio nei Colli Euganei il luogo di nascita del vitigno, che si sarebbe poi diffuso gradualmente verso la Slovenia.

Glera, un'uva particolarmente resistente

Nonostante le origini siano incerte e sia difficile risalire al luogo esatto in cui il vitigno si è sviluppato, l’uva Glera ha acquisito nel corso degli anni una crescente popolarità tra gli agricoltori, dovuta alla sua particolare resistenza ai parassiti e alla sua capacità di adattarsi ad una varietà di terreni e climi diversi. A partire dal XVII secolo, infatti, gli agricoltori locali hanno iniziato a toccare con mano il potenziale dell’uva Glera e della conseguente produzione di vini leggeri, fino ad arrivare a possedere oggi una ricca coltivazione concentrata principalmente nella zona del Trevigiano, tra Conegliano e Valdobbiadene.

Le caratteristiche dell’uva

Caratterizzato da foglie medie cuneiformi, il vitigno Glera produce grappoli compatti di medie o grandi dimensioni e acini sferisci con buccia di colore verde-gialla, che vengono raccolti alla fine del mese di settembre o all’inizio del mese di ottobre. Una maturazione precoce, quella dell’uva Glera, che le permette di preservare la propria acidità naturale e la rende particolarmente adatta alla produzione di vini freschi e fruttati, nonostante il gusto possa assumere sfumature diverse in base alle caratteristiche del terreno e della zona in cui viene coltivata. Con note più o meno floreali, fruttate o agrumate, l’uva Glera rappresenta quindi la freschezza distintiva di molti vini, primo tra tutti il prosecco.

La trasformazione dell’uva in prosecco

Punto di svolta nella produzione di uva Glera, già nota per la sua acidità bilanciata, il suo profilo aromatico e la sua particolare versatilità, è senza dubbio la trasformazione in prosecco. Basti pensare che inizialmente il vitigno portava proprio il nome della bollicina, poi sostituito dal termine Glera nel 2009, quando fu creata la DOC prosecco e nacque quindi l’esigenza di tutelarne la denominazione.

Oggi il prosecco, per essere definitivo tale, da disciplinare deve contenere almeno l’85% di uva Glera, mentre il restante 15% può provenire da altri vitigni. Si distingue per il suo colore giallo paglierino e un gusto, in alcuni casi più secco e in altri più amabile, che regala al palato note fresche e fruttate. La sua ben nota vivacità e freschezza deriva dall’acidità equilibrata dell’uva e dalla bassa gradazione alcolica che questa gli conferisce, mentre la varietà nel gusto si deve alla particolare versatilità della stessa uva nelle tecniche di vinificazione.

Individuare le caratteristiche del prosecco è fondamentale per riconoscerlo e per definirne l’autenticità attraverso la denominazione geografica controllata (DOC) e la denominazione di origine controllata e garantita (DOCG). Oggi, infatti, l'uva Glera è molto più di un semplice ingrediente per la produzione del prosecco e, soprattutto, non tutte le uve Glera diventano prosecco.

Ci troviamo di fronte al frutto di un territorio e di una cultura che si fondono per creare vini di straordinaria qualità e carattere, attraverso la passione e l’impegno costante dei viticoltori. In questo quadro, l'uva Glera rappresenta un vero e proprio tesoro delle pittoresche colline venete e friulane, in grado di regalare al mondo intero un assaggio dell'autentica bellezza enologica italiana.

Le 4 tappe del cammino del prosecco: un viaggio nelle terre della bollicina più amata al mondo

04/05/2024
da Giovanni Mastropasqua

Il prosecco è molto più di una bollicina sublime; è un’esperienza, un viaggio attraverso le colline verdi del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, dove la tradizione vinicola si intreccia con un territorio ricco di storia, cultura e bellezze naturali. Patrimonio dell’UNESCO dal 2019, le colline venete del prosecco si estendono da Vidor a Vittorio Veneto: 51 kilometri di meraviglia a cui gli amanti di avventure enogastronomiche e paesaggi mozzafiato non possono rinunciare. In questo articolo, ti guideremo alla scoperta delle 4 tappe, tutte in provincia di Treviso, del cammino del prosecco: un percorso inaugurato l’anno scorso per permettere ai visitatori di tutto il mondo di immergersi nel cuore di questa rinomata regione vinicola.

Vidor

L’itinerario inizia a Vidor, un piccolo comune nei pressi del fiume Piave. Il borgo, conosciuto fin dall’epoca romana, quando costituiva un punto di sosta lungo l’antica Via Claudia Augusta Altinate, ha assistito nei secoli all’ascesa e alla caduta di diversi poteri dominanti, fino a trasformarsi nell’importante centro vinicolo che è ancora oggi. Con un’economia basata principalmente sull’agricoltura e sulla produzione di prosecco DOC e DOCG, il suo tratto distintivo sono le colline ricoperte da vigne che producono l’uva Glera, e le cantine locali, dove le degustazioni sono all’ordine del giorno. Oltre al suo patrimonio vitivinicolo, Vidor vanta un’atmosfera rurale e pittoresca che attrae visitatori di tutto il mondo: una tappa obbligatoria non solo per il caratteristico centro storico, ma anche per la famosissima Abbazia di Santa Bona, per il Castello di Colbertaldo, per la Chiesa del Nome Santissimo di Maria e per il santuario della Madonna delle Grazie. Vidor presenta inoltre un calendario di eventi e festival molto ricco, tra cui segnaliamo la sagra del prosecco, che si tiene a settembre e rappresenta una grande celebrazione del vino frizzante più amato al mondo, tra musica dal vivo, cibo tradizionale e degustazioni.

Col San Martino

La prima tappa del cammino del prosecco ci porta a Col San Martino, una frazione di Farra di Soligno circondata da vigneti che sorge lungo il torrente Raboso. Come testimoniano le sue opere artistiche e architettoniche, le origini sono medievali: dal tempietto di San Martino alla torre del campanile di Santa Maria in Silvis, passando per la chiesetta di S.Vigilio, la chiesa arcipretale dedicata alla SS. Annunziata e l’oratorio di Piazza Rovere, la storia di questo borgo è ben presto svelata!

Tra i principali edifici di interesse storico-artistico appena elencati, il tempietto di San Martino vanta il legame con un’antica credenza, secondo la quale le giovani coppie che desideravano un figlio vi si recavano per chiedere un’intercessione al Santo, con la promessa di chiamare poi il proprio figlio con il nome pescato da un’urna qui conservata.

Una destinazione ideale, quella di Col San Martino, per gli amanti della storia, della cultura e del paesaggio, assolutamente da non perdere se volete addentrarvi nelle vere origini delle colline del prosecco!

Follina

Proseguendo con il nostro itinerario, la seconda tappa del cammino del prosecco termina a Follina. Affascinante borgo medievale, riconosciuto come uno dei più belli d’Italia, Follina si trova ai piedi delle Prealpi Trevigiane. La sua storia è legata ad un gruppo di monaci dell’ordine dei benedettini prima e ai cistercensi poi, promotori della tecnica di “follatura” nella lavorazione della lana, da cui la cittadina prende il nome.

Oltre al centro storico, a Follina non potete non visitare l’Abbazia di Santa Maria, che rappresenta ancora oggi il centro della vita culturale, ma anche il Palazzo Barberis Rusca, dove avveniva la produzione di tessuti raffinati, e il Castelletto Brandolini, dell’omonima famiglia nobiliare. Toccate con mano anche i vecchi lanifici e bachifici, simbolo di una tradizione secolare premiata dai più grandi marchi di moda, e fermatevi ad ammirare la sorgente di Santa Scolastica che attraversa il paese.

Questa località offre agli amanti della cultura e della storia la possibilità di esplorare antichi monasteri, passeggiare lungo i sentieri panoramici, assaporare i prelibati piatti della cucina locale e, ovviamente, degustare il prosecco DOCG.

Tarzo

Terza tappa del cammino del prosecco è Tarzo, un incantevole comune tra le colline ricoperte da vigne di uva Glera, con la quale si produce prosecco DOC e DOCG. La bellezza naturale di questo luogo viene esaltata dal Lago di Lago, dove ci si può dilettare nella pesca e nel canottaggio, oppure rilassarsi e godersi la natura, ma rilevante è anche il suo patrimonio storico e culturale. Numerose sono infatti le chiese antiche e i monumenti che esaltano il suo valore, tra cui la famosissima chiesa parrocchiale di San Giorgio, di grande interesse artistico e architettonico.

Se amate camminare e immergervi nella tranquillità della campagna veneta, a Tarzo troverete numerosi sentieri escursionistici e percorsi panoramici: i vigneti vi offriranno viste mozzafiato e potrete fermarvi a gustare prodotti gastronomici locali, tra cui formaggi e salumi, sorseggiando un bel calice di prosecco.

Vittorio Veneto

La quarta ed ultima tappa del cammino del prosecco è Vittorio Veneto, il punto d’arrivo di un tour enogastronomico e culturale senza eguali. Come preannunciato, rimaniamo in provincia di Treviso e ci troviamo nel luogo in cui si combatté l’omonima battaglia che portò alla vittoria dell’esercito italiano su quello austro-ungarico, ponendo fine alla Grande Guerra.

Il territorio di Vittorio Veneto, suddiviso nei due centri storici di Serravalle e Ceneda, vanta testimonianze di epoche diverse, dai resti romani ai palazzi medievali, fino alle ville settecentesche.

Vi consigliamo di partire costeggiando il corso del torrente Meschio, tra architetture medievali e angoli caratteristici, e continuare fino a raggiungere Piazza Flaminio, dove potrete ammirare la Loggia Serravallese, antica sede del potere politico, e il Duomo. Alle spalle della cattedrale troverete una scalinata che vi porterà al santuario di S. Augusta, un balcone naturale dal quale potrete ammirare il Col Visentin e le Colline del Prosecco

Spostatevi poi a Ceneda, dove verrette accolti dalla bellezza suggestiva della cattedrale neoclassica, della loggia del Cenedese, antica sede municipale, e del museo della battaglia che accoglie testimonianze della prima guerra mondiale. Procedendo più alto, potrete vedere anche il Castello di San Martino, la sede vescovile in cui termina il nostro viaggio nelle terre del prosecco.

Che siate degli appassionati di vino, degli amanti della natura o dei cultori della storia, il cammino del prosecco vi porterà alla scoperta di un luogo unico al mondo. Una vista incomparabile, lontana dal caos quotidiano, vi farà abbracciare la bellezza naturale delle colline del prosecco, innalzate dalla ricca cultura enogastronomica della regione.

Sostenibilità nella produzione del prosecco: pratiche agricole eco-friendly e produzione biologica

28/04/2024
da Giovanni Mastropasqua

Il prosecco, gioiello delle colline venete, è da sempre apprezzato per il suo gusto unico e la sua eleganza effervescente. Tuttavia, dietro ogni bicchiere di questo celebre vino frizzante si cela un processo produttivo che può avere un impatto significativo sull’ambiente. Negli ultimi anni, complici il cambiamento climatico e la maggiore sensibilità ambientale, è emersa la necessità di adottare pratiche più sostenibili ed eco-friendly anche nella produzione del prosecco, con l’obiettivo di acquisire un gusto che soddisfi non solo il palato, ma anche l’ambiente circostante. Ve ne parliamo in questo articolo.

L’importanza della sostenibilità ambientale

La sostenibilità ambientale è diventata un pilastro fondamentale per molte aziende vinicole, comprese quelle che producono prosecco. Questa esigenza nasce dalla crescente consapevolezza che le pratiche agricole, sovrapponendosi ad un ecosistema naturale, hanno inevitabilmente un impatto ambientale, che deve essere minimizzato. Occorre pertanto agire per preservare quanto più possibile la qualità del terreno, dell’aria e dell’acqua: un vero e proprio impegno generalizzato nella tutela dell’ambiente e delle risorse naturali.

Lo sanno bene i produttori di prosecco, che si dedicano ogni giorno alla costruzione di un mondo vinicolo sempre più sostenibile e sempre meno inquinante. Lo fanno attraverso pratiche eco-friendly e produzioni biologiche, con l’obiettivo di mantenere e preferibilmente aumentare la qualità del prodotto finale.

Pratiche agricole eco-friendly

Sono diverse le pratiche eco-friendly adottate per ridurre l’impatto ambientale nella produzione di prosecco. Tra queste pratiche troviamo:

  • Riduzione dell’uso dell’acqua, grazie all’irrigazione a goccia, che fornisce acqua direttamente alle radici delle viti, al sistema di raccolta dell’acqua piovana e alle pratiche per ottimizzare l’uso dell’acqua durante il processo di vinificazione e di pulizia delle attrezzature;
  • Utilizzo di energie rinnovabili, principalmente solare ed eolica, attraverso l’installazione di pannelli solari nelle aree adiacenti ai vigneti e turbine eoliche nelle zone più aperte e ventilate;
  • Gestione sostenibile dei vigneti, con la riduzione dell’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici a favore dell’agricoltura biologica o integrata, basate sull’uso di metodi naturali per controllare le malattie e le infestazioni degli insetti;
  • Conservazione del suolo per proteggere la biodiversità e ridurre l’erosione, attraverso la messa a dimora di coperture vegetali, l’implementazione di tecniche di aratura minima o non aratura e la creazione di zone di habitat naturale intorno ai vigneti per favorire la presenza di flora e fauna locali;
  • Riduzione degli imballaggi, minimizzando l’uso di vetro, utilizzando vetro riciclato per le bottiglie e materiali biodegradabili per il packaging esterno.

Produzione biologica

Come già accennato, le aziende produttrici di prosecco, sempre più votate alla sostenibilità, hanno convertito e stanno continuando a convertire i loro vigneti alla produzione biologica. Questo metodo di coltivazione esclude l’uso di pesticidi chimici, erbicidi e fertilizzanti sintetici, a favore di metodi naturali, quali la concimazione organica, il controllo biologico delle malattie e degli insetti e la gestione oculata delle risorse idriche e del suolo. Per moderare le infestazioni e migliorare la fertilità del terreno, si prediligono quindi insetti benefici, piante insettifughe, rotazioni colturali, compost e concimi organici.

Un metodo di produzione, quello appena descritto, che non solo rispetta l’ambiente, ma anche le aziende produttrici. Oltre a ridurre l’inquinamento, conservare le risorse naturali e tutelare la biodiversità, infatti, la produzione biologica abbatte i costi aziendali, migliora l’immagine del marchio e aumenta la fidelizzazione dei clienti e la qualità del prosecco. Le aziende produttrici di prosecco biologico godranno così della riduzione dei costi di acquisto di input, di interventi esterni e di gestione dei rifiuti, oltre che di incentivi governativi, quando presenti, e di maggiore reputazione sul mercato.

Prosecco sostenibile: un impegno concreto

Sono numerose le filiere che hanno abbracciato la sostenibilità nella produzione del prosecco, compiendo percorsi sempre più virtuosi e seguendo le buone pratiche di gestione dei vigneti descritte nel Vademecum Viticolo pubblicato con cadenza annuale dal Consorzio di Tutela della DOC Prosecco. Con l’obiettivo di tutelare e diffondere il vero prosecco DOC, il Consorzio di Tutela, nato nel 2009, svolge azioni di vigilanza costante, attività di informazione mirate e promozioni del vero prosecco sui canali di comunicazione più appropriati. È il Consorzio stesso a creare un protocollo di sostenibilità che definisce i criteri che le aziende devono rispettare per potersi definire produttrici di "Prosecco DOC Sostenibile".

Non un caso di greenwashing quindi, ma un vero e proprio passo verso l’implemento di pratiche sostenibili e il miglioramento delle tecnologie disponibili per preservare la qualità del prosecco, tutelando l’ambiente. Sono già numerosi i consumatori che scelgono il prosecco proprio sulla base della presenza di caratteristiche green, come il bio e la sostenibilità ambientale e sociale. 

Conservazione e durata del prosecco: 5 segreti per preservarne la qualità prima e dopo l’apertura

17/04/2024
da Giovanni Mastropasqua

Il prosecco, bollicina italiana amata in tutto il mondo, richiede attenzione non solo nella produzione, ma anche nella conservazione. La sua durata è infatti limitata e la consumazione deve generalmente avvenire entro 2 anni dall’imbottigliamento.

Il prosecco imbottigliato ha un sapore fresco e fruttato, esaltato da un’effervescenza leggera, fondamentale per la sua conservazione. Siamo tuttavia di fronte ad un vino frizzante che, con il passare del tempo, perde le proprie caratteristiche organolettiche, variabili in base alle uve, alle annate e al metodo di vinificazione. Per questo motivo, il prosecco va conservato con cura e va preferibilmente bevuto giovane. In questo articolo, vi sveleremo 5 segreti per preservarne la qualità prima e dopo l’apertura.


1. Non esporre le bottiglie alla luce e al calore

Che sia naturale o artificiale, la luce è uno dei fattori più dannosi per il prosecco, che viene per questo spesso versato in bottiglie di vetro colorato, con l’obiettivo di limitare il passaggio di raggi UV. Questa azione protettiva perde tuttavia valore se le bottiglie vengono esposte ad un calore eccessivo, che ne compromette sapore e qualità, accelerando il processo di invecchiamento e causando la perdita delle sue caratteristiche organolettiche.

Conservate quindi le vostre bottiglie di prosecco in luoghi freschi e bui, per mantenere il gusto fruttato e la leggera effervescenza che lo contraddistingue.

2. Valutare il tasso di umidità

Anche l’umidità gioca un ruolo da protagonista nella conservazione del prosecco, da cui deriva la predilezione per i tappi in sughero. Dotati di forte elasticità e impermeabilità, i tappi in sughero si adattano al collo della bottiglia garantendo una chiusura ermetica e mantenendo il contenuto protetto dall’ossidazione e dall’infiltrazione di sostanze esterne. Resistono inoltre alla pressione esercitata dal vino frizzante, mantenendone l’integrità e permettendo una leggera traspirazione di ossigeno durante il processo di invecchiamento.

Possiamo definire i tappi in sughero come impermeabili ai liquidi e permeabili all’aria, ma non dobbiamo dimenticarci che esigono una regolazione del tasso di umidità esterno, che deve aggirarsi attorno al 60%: un ambiente troppo asciutto provocherebbe l’ossidazione del prosecco, un ambiente troppo umido l’alterazione del suo gusto.

3. Evitare l’escursione termica

Il terzo nemico della qualità del prosecco è l’escursione termica. Fondamentale è la stabilizzazione dell’ambiente di conservazione, con una temperatura costante e moderata. Le oscillazioni di temperatura possono infatti accelerare o rallentare il processo di invecchiamento del prosecco, alterandone irreversibilmente sapore e aroma. Non solo, queste variazioni potrebbero causare espansioni e contrazioni del tappo, compromettendo la tenuta ermetica della bottiglia e permettendo l’ingresso di aria, che ne danneggerebbe il contenuto.

4. Posizionare le bottiglie in verticale

Non meno importante dei fattori esterni appena descritti, la posizione di conservazione del prosecco merita una particolare attenzione. Prima dell’apertura, infatti, le bottiglie di prosecco devono essere riposte in posizione verticale, affinché si eviti il deterioramento del tappo e i conseguenti eventuali sedimenti si depositino sul fondo senza alterarne l’aspetto. In questo modo, solo una minima superficie di liquido sarà esposta all’aria, contenendo la fuoriuscita di anidride carbonica e mantenendo il tappo sufficientemente umido.

5. Conservare il prosecco aperto in frigorifero

Una volta aperta, la bottiglia di prosecco va consumata entro qualche giorno, prima che la frizzantezza si perda e il sapore si alteri. In mancanza di una cantinetta per vini, con la temperatura ideale di 10-12 gradi, il frigorifero è il luogo migliore in cui conservarla. In alternativa, vi consigliamo di scegliere uno spazio fresco e buio, lontano dalla luce solare diretta e con un tasso di umidità attorno al 60%. Il garage, ad esempio, potrebbe rappresentare una buona opzione, avendo però cura di non esporre le bottiglie a forti odori che potrebbero alterarne l’aroma. Persino un armadio rivestito di polistirolo sarebbe un’ottima soluzione!

Anche il prosecco “scade”

Ebbene sì, in conclusione, possiamo affermare che anche il prosecco “scade” e va per questo consumato giovane. Adottando dei piccoli accorgimenti, però, eviterete di velocizzare il suo processo di invecchiamento, mantenendone l’integrità fino ai 2 anni dall’imbottigliamento.

Non vi resta quindi che aprire e condividere la vostra bottiglia di prosecco, perfetta da gustare in ogni occasione!

Oltre lo Spritz, 4 cocktail con il prosecco: origini, ricette e abbinamenti

10/04/2024
da Giovanni Mastropasqua

Prosecco, Seltz, Aperol e arancia; lo Spritz, è ormai risaputo, è l’aperitivo italiano per eccellenza. Non è però l’unico ad utilizzare il prosecco come ingrediente principale, in grado di conferire un tocco di eleganza e garantire un’esperienza di gusto unica e raffinata. Che si tratti di un aperitivo informale o di una cerimonia elegante, infatti, il prosecco si presta perfettamente a una vasta gamma di ricette. Il suo segreto? Il gusto fresco e fruttato, l’effervescenza leggera e la straordinaria versatilità. In questo articolo descriveremo 4 cocktail realizzati con il prosecco, ciascuno considerato una variante dell’altro. Vi accompagneremo nella realizzazione di deliziose miscele e vi suggeriremo abbinamenti per esaltarne il gusto, offrendovi un’esperienza sensoriale completa.

Bellini, il cocktail veneziano

Inventato a Venezia nel 1948 da Giuseppe Cipriani, il fondatore del celebre Harry’s Bar, e intitolato all’omonimo pittore veneziano, il Bellini è un cocktail raffinato dal colore bianco rosato che viene originariamente preparato utilizzando 3 parti di succo di pesca bianca, 7 parti di prosecco e mezzo cucchiaino di purea di lamponi, ingrediente che non comparirà però nella lista della International Bartenders Association in cui il Bellini è inserito. Ormai simbolo di stile italiano nel mondo, Il Bellini appartiene alla categoria degli sparkling cocktail e viene sempre servito in una flûte per evidenziarne l’effervescenza. È adatto ad ogni occasione, abile nel conquistare i palati con le sue note rinfrescanti e fruttate, e la vista con la sua eleganza e il suo colore delicato.

Consigli utili

Per evitare di innescare una rapida ossidazione, spremete la pesca a mano o schiacciatela delicatamente dopo averla privata del nocciolo. Se la pesca è trattata e/o il cocktail non verrà consumato immediatamente, vi consigliamo di aggiungere delle gocce di limone che fungeranno da antiossidante. Per esaltarne il gusto, non dimenticatevi poi di raffreddare il bicchiere e di servirlo in abbinamento a piatti leggeri e freschi.

Rossini, una variante del Bellini

Variante del Bellini e anch’esso attribuito a Giuseppe Cipriani, il cocktail Rossini è un omaggio all’omonimo compositore pesarese e alla passione e all’energia delle sue opere musicali. A rappresentarlo, il colore rosso dato dal 40% di purea di fragole a cui si aggiunge il 60% di prosecco. Come il Bellini, anche se meno conosciuto, il Rossini è un cocktail sparkling raffinato da servire sempre in una flûte, possibilmente decorata con una fragola intera.

Preparazione

Dopo aver frullato le fragole fresche e filtrato il succo, prendete una flûte e aggiungete un cubetto di ghiaccio. Questo farà in modo che gli ingredienti si mescolino delicatamente, evitando la formazione di eccessiva schiuma. Solo allora versate la purea di fragole e completate con il prosecco seguendo le dosi suggerite.

Anche in questo caso, è buona pratica raffreddare il bicchiere e servire il drink fresco e appena preparato per godere appieno del suo sapore e della sua effervescenza.

Mimosa, l’alternativa vivace all’arancia

Variante del Bellini e del Rossini, il cocktail Mimosa deve il suo nome al colore giallo vivace che richiama l’omonima pianta. Le sue origini risalgono al 1925 e vengono attribuite ad un barman del Ritz Hotel di Parigi, nonostante un cocktail molto simile ma con differenze nel rapporto degli ingredienti, il Bucks Fizz, fosse già stato inventato a Londra.

Realizzato con il 50% di succo d’arancia e il 50% di prosecco, il Mimosa rientra nella categoria dei medium drink e si distingue per la sua freschezza e vivacità cromatica. Rigorosamente servito in una flûte, infatti, è un drink leggero e rinfrescante adatto a qualsiasi occorrenza ma particolarmente richiesto in occasione della festa della donna.

Per un Mimosa autentico, la parola chiave è freschezza! Preferite quindi arance fresche al succo d’arancia in cartone. Dopo aver spremuto le arance, filtrate il succo e mettetelo in frigorifero. Versartelo in una flûte precedentemente raffreddata e aggiungerete il prosecco ben refrigerato. A questo punto, mescolate delicatamente per conservare le bollicine e decorate con una fettina d’arancia per rendere il vostro cocktail ancora più raffinato!

Tintoretto, il cugino del Bellini

L’ultima variante che vi presentiamo oggi è il Tintoretto, in cui il prosecco viene mescolato al succo di melograno, in rapporto di 2 a 1. Con il nome del pittore veneziano, la sua origine viene ancora una volta attribuita a Giuseppe Cipriani, essendo considerato da molti il cugino del Bellini.

Drink leggero generalmente servito in una flûte decorata con chicchi di melograno fresco, il Tintoretto è particolarmente richiesto nel mese di ottobre, periodo di maturazione dei melograni, responsabili del suo sapore dolce e delicato. Il suo colore rosso intenso, però, ha generato negli ultimi anni una connessione con San Valentino, trasformandolo in un drink perfetto da gustare insieme al proprio partner.

Anche in questo caso, è consigliato raffreddare la flûte prima di versare il succo di melograno e mescolarlo delicatamente al prosecco.

Abbinamenti gastronomici per Bellini, Rossini, Mimosa e Tintoretto

Dall’aperitivo al dolce, i cocktail presentati in questo articolo si sposano bene con numerosi ingredienti. Che vogliate quindi cimentarvi in moderne preparazioni finger food o proporre una più classica insalata di mare, Bellini, Rossini, Mimosa e Tintoretto sono i cocktail perfetti per voi! Noi li amiamo abbinati ad antipasti di mare, come ostriche e tartare di tonno, ma puoi provarli anche con formaggi freschi e cremosi, verdure di stagione e dessert fruttati. Preferite i frutti rossi in abbinamento al Rossini, e dolci leggeri come croissant e biscotti per il Mimosa, ideale anche con piatti a base di uova. Il Bellini e il Tintoretto, invece, sono perfetti anche accompagnati a carne di pollo, di tacchino e di maiale. Insomma, divertitevi a sperimentare le diverse combinazioni per trovare l’abbinamento più affine al vostro gusto!

Prosecco nel mondo: popolarità, fatturato e percezione internazionale

03/04/2024
da Giovanni Mastropasqua

Vero e proprio simbolo del lifestyle italiano, negli ultimi anni il Prosecco ha conquistato il palato di milioni di consumatori in tutto il mondo. Fresco e versatile, è il protagonista delle tavole di paesi con culture diversificate; non un semplice vino frizzante, ma il vino frizzante italiano per eccellenza. In questo articolo parleremo della sua popolarità, della sua diffusione su scala mondiale e del fatturato che genera questa fantastica bollicina.

Il prosecco nel mondo

Con origini antichissime radicate nella zona Conegliano-Valdobbiadene, il Prosecco oggi è la bollicina italiana più venduta al mondo. La tradizione consolidata, unita alla dedizione dei viticoltori, ai progressi tecnologici dell’industria vinicola e alle caratteristiche gustative uniche, hanno reso il Prosecco un prodotto d’eccellenza in Italia e nel mondo. Dopo aver guadagnato popolarità a livello locale, infatti, a partire dal XVIII secolo, citazioni del Prosecco vengono rintracciate in documenti inglesi e francesi, che diventano testimonianza dei suoi primi passi fuori dai confini nazionali. Tuttavia, sarà solo negli ultimi decenni che l’esportazione di Prosecco diventerà significativa, in grado di rappresentare un vero e proprio lifestyle e generare un considerevole volume d’affari.

Popolarità, esportazioni e percezione internazionale

Forte della propria gradevolezza, il Prosecco si presenta come un vino frizzante molto versatile, con una gradazione alcolica contenuta e un ottimo rapporto qualità-prezzo. Questi fattori, consolidati dalla crescente popolarità della cucina italiana e mediterranea, hanno contribuito alla sua ascesa nel panorama vinicolo internazionale. Attualmente, i principali paesi di destinazione dell’esportazione di Prosecco sono gli Stati uniti, il Regno Unito, la Germania, la Francia, il Canada e l’Australia. In questi mercati, la sempre più elevata domanda di Prosecco viene gestita attraverso politiche agricole, industriali e di marketing particolarmente efficaci. Dopo aver esteso la sua zona di origine e aumentato la qualità e la produzione, con la creazione di due consorzi DOCG e un consorzio DOC, la comunicazione ha compiuto il passo fondamentale per la creazione di una percezione totalmente positiva a livello internazionale. È il vino, dal gusto fresco e fruttato, adatto alle occasioni e ai consumatori più disparati, dalle cerimonie formali ai festeggiamenti tra amici, dai più giovani ai più anziani. È l’ingrediente di successo per i cocktail più richiesti, soprattutto durante la stagione estiva. Non solo, è a tutti gli effetti l’alternativa economica allo Champagne, per chi vuole spendere meno senza rinunciare alla qualità.

Il vino più imitato al mondo

La crescente popolarità del Prosecco ha generato numerosi tentativi di emulare il suo gusto da parte di produttori di vino in tutto il mondo. Tentativi che, però, non potranno mai godere della denominazione di Prosecco, vino DOP italiano a partire dal 2009. Questo riconoscimento ha confermato la qualità e l’autenticità del Prosecco prodotto nella zona Conegliano-Valdobbiadene, evidenziandone le caratteristiche distintive e il legame con il territorio e portandolo, 4 anni dopo, a superare lo champagne per numero di bottiglie vendute. Dato che, unito all’incremento del volume delle vigne, ha reso il Prosecco il vino più famoso al mondo.

Il fatturato del Prosecco nel mondo

Il Prosecco Doc si conferma leader indiscusso nel panorama vinicolo internazionale anche per il 2023, mantenendo il primato come la denominazione di vino italiano più prodotta a livello volumetrico, con oltre 616 milioni di bottiglie imbottigliate e circa 3 miliardi di euro di fatturato. Nonostante ciò, l'anno in questione ha segnato un lieve calo del 3,5% negli imbottigliamenti rispetto al 2022, evidenziando una dinamica di mercato in leggera flessione, particolarmente influenzata dal Prosecco Rosé, il quale non ha riscontrato il successo sperato. Escludendo questa specifica varietà, il decremento si attesterebbe solo al -2%, sottolineando come il Rosé, pur avendo subito un calo più marcato, continui ad avere un ruolo rilevante rappresentando oltre l'8% dell'intera denominazione.

La competizione tra Prosecco e Champagne sul mercato globale delle "bollicine" si rivela una strategia di successo, dove entrambi sembrano seguire percorsi divergenti che si rivelano, tuttavia, complementari. Mentre il Prosecco espande i propri orizzonti per volume e quota di mercato, lo Champagne si distacca dalle fasce di prezzo più accessibili per posizionarsi su un segmento premium. Questa sinergia consente a Prosecco e Champagne di dominare il mercato delle bollicine a livello mondiale. Parallelamente, in un contesto in cui il consumo complessivo di vino registra una flessione, entrambe le tipologie stanno erodendo quote di mercato a danno principalmente dei vini rossi, i quali stanno registrando un netto ritiro su scala globale.


Vini: meglio uno spumante italiano o uno champagne francese?

02/06/2021
da Giovanni Mastropasqua

Quando si parla di vini, in particolare di vini spumanti, emerge spesso un quesito tra gli appassionati dell'argomento: meglio una bollicina italiana o un classico vino spumante francese? Fermo restando l'alta qualità dei vini sia di Francia che d'Italia, cerchiamo di affrontare la questione in maniera obiettiva, non facendoci prendere dalla storica rivalità che si consuma con i “cugini” francesi.

Non si possono fare paragoni: si tratta di vini diversi

Partiamo allora da questo assunto: non è possibile lanciarsi in paragoni tra i vini spumanti italiani e gli Champagne francesi. Il motivo è presto detto: anche se infatti il metodo Champenoise e il metodo Classico corrispondono alla stessa procedura, tuttavia cambiano i terroir, il clima, la qualità del suolo, etc. La particolarità del clima e del terreno di quella specifica regione d'Oltralpe non si eguaglia alle caratteristiche di un clima mediterraneo come quello italiano, che è invece maggiormente vocato per altri vitigni.

Terreno francese dello Champagne gessoso ed alcalino

Prendiamo ad esempio il gesso. Esatto, proprio lo spessore del gesso che si trova sotto i vigneti. Nella regione di è piuttosto spesso, ed anche dove non lo è il freddo crea quelle caratteristiche tipiche per far maturare le uve in una maniera tutta particolare, inimitabile. Un buon vino Champagne viene quindi coltivato su terreno gessoso e alcalino, che assorbe moltissimo la luce del sole, rilasciando azoto durante la notte al fine della maturazione delle viti.

Tra gli italiani il Trento Doc e il Franciacorta sono quelli più assimilabili alle bollicine francesi

Ciò che abbiamo detto finora non sta a significare che in Italia non esistano vini bollicine di gran qualità: Trento Doc e Franciacorta in questo sono esemplari. Anzi, vi sono dei Franciacorta che non hanno nulla da invidiare a certi Champagne. Le caratteristiche climatiche del suolo trentino, poi, sono quelle che più si avvicinano a quelle della regione di Champagne. Tuttavia si tratta di prodotti diversi. Più il clima diventa caldo, poi, più le bollicine si fanno rotonde, con un maggior grado alcolico.

La “diversità” del Prosecco

In questa “sfida” alcuni di solito inseriscono anche il Prosecco, un'eccellenza italiana che si fregia di marchi come la Doc o la Docg. Ciò però non sarebbe in teoria corretto dal punto di vista stilistico e di produzione. I territori di Asolo o di Conegliano Valdobbiadene possiedono infatti caratteristiche diverse da quelle dello Champagne. La produzione e le uve con cui i vini vengono prodotti sono inoltre molto distanti tra loro. Se infatti per lo Champagne si usa il Metodo Champenoise (Metodo Classico, che viene utilizzato anche per i Franciacorta), per il Prosecco la modalità di produzione prescelta è quasi sempre quella del Metodo Martinotti, con fermentazione non in bottiglia bensì in autoclave e con tempi di riposo molto più brevi. Ecco che dunque in questo caso parliamo di due vini completamente diversi, che non possono essere messi a paragone.

Uno sguardo veloce al sapore e ai sentori: Champagne più “lievitato”

Chiudiamo infine con uno sguardo al gusto e ai sentori dei due vini in esame. Tutti i grandi sommelier di fama internazionale concordano nell'affermare che negli Champagne di qualità è intenso il sentore del pane. Ciò è dovuto al sapiente utilizzo dei lieviti, che portano a ricordare dunque l'alimento per eccellenza. Nel territorio lombardo, che è quello in cui viene coltivato e prodotto il Franciacorta, questo background non viene trasferito al vino, che invece ricorda più le note floreali e gusto fruttato, anche se piuttosto aspro. Proprio per questo motivo è possibile gustare una pizza accompagnata da uno Champagne ma non da un Franciacorta.