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Il prosecco, bollicina italiana amata in tutto il mondo, richiede attenzione non solo nella produzione, ma anche nella conservazione. La sua durata è infatti limitata e la consumazione deve generalmente avvenire entro 2 anni dall’imbottigliamento.
Il prosecco imbottigliato ha un sapore fresco e fruttato, esaltato da un’effervescenza leggera, fondamentale per la sua conservazione. Siamo tuttavia di fronte ad un vino frizzante che, con il passare del tempo, perde le proprie caratteristiche organolettiche, variabili in base alle uve, alle annate e al metodo di vinificazione. Per questo motivo, il prosecco va conservato con cura e va preferibilmente bevuto giovane. In questo articolo, vi sveleremo 5 segreti per preservarne la qualità prima e dopo l’apertura.
Che sia naturale o artificiale, la luce è uno dei fattori più dannosi per il prosecco, che viene per questo spesso versato in bottiglie di vetro colorato, con l’obiettivo di limitare il passaggio di raggi UV. Questa azione protettiva perde tuttavia valore se le bottiglie vengono esposte ad un calore eccessivo, che ne compromette sapore e qualità, accelerando il processo di invecchiamento e causando la perdita delle sue caratteristiche organolettiche.
Conservate quindi le vostre bottiglie di prosecco in luoghi freschi e bui, per mantenere il gusto fruttato e la leggera effervescenza che lo contraddistingue.
Anche l’umidità gioca un ruolo da protagonista nella conservazione del prosecco, da cui deriva la predilezione per i tappi in sughero. Dotati di forte elasticità e impermeabilità, i tappi in sughero si adattano al collo della bottiglia garantendo una chiusura ermetica e mantenendo il contenuto protetto dall’ossidazione e dall’infiltrazione di sostanze esterne. Resistono inoltre alla pressione esercitata dal vino frizzante, mantenendone l’integrità e permettendo una leggera traspirazione di ossigeno durante il processo di invecchiamento.
Possiamo definire i tappi in sughero come impermeabili ai liquidi e permeabili all’aria, ma non dobbiamo dimenticarci che esigono una regolazione del tasso di umidità esterno, che deve aggirarsi attorno al 60%: un ambiente troppo asciutto provocherebbe l’ossidazione del prosecco, un ambiente troppo umido l’alterazione del suo gusto.
Il terzo nemico della qualità del prosecco è l’escursione termica. Fondamentale è la stabilizzazione dell’ambiente di conservazione, con una temperatura costante e moderata. Le oscillazioni di temperatura possono infatti accelerare o rallentare il processo di invecchiamento del prosecco, alterandone irreversibilmente sapore e aroma. Non solo, queste variazioni potrebbero causare espansioni e contrazioni del tappo, compromettendo la tenuta ermetica della bottiglia e permettendo l’ingresso di aria, che ne danneggerebbe il contenuto.
Non meno importante dei fattori esterni appena descritti, la posizione di conservazione del prosecco merita una particolare attenzione. Prima dell’apertura, infatti, le bottiglie di prosecco devono essere riposte in posizione verticale, affinché si eviti il deterioramento del tappo e i conseguenti eventuali sedimenti si depositino sul fondo senza alterarne l’aspetto. In questo modo, solo una minima superficie di liquido sarà esposta all’aria, contenendo la fuoriuscita di anidride carbonica e mantenendo il tappo sufficientemente umido.
Una volta aperta, la bottiglia di prosecco va consumata entro qualche giorno, prima che la frizzantezza si perda e il sapore si alteri. In mancanza di una cantinetta per vini, con la temperatura ideale di 10-12 gradi, il frigorifero è il luogo migliore in cui conservarla. In alternativa, vi consigliamo di scegliere uno spazio fresco e buio, lontano dalla luce solare diretta e con un tasso di umidità attorno al 60%. Il garage, ad esempio, potrebbe rappresentare una buona opzione, avendo però cura di non esporre le bottiglie a forti odori che potrebbero alterarne l’aroma. Persino un armadio rivestito di polistirolo sarebbe un’ottima soluzione!
Anche il prosecco “scade”
Ebbene sì, in conclusione, possiamo affermare che anche il prosecco “scade” e va per questo consumato giovane. Adottando dei piccoli accorgimenti, però, eviterete di velocizzare il suo processo di invecchiamento, mantenendone l’integrità fino ai 2 anni dall’imbottigliamento.
Non vi resta quindi che aprire e condividere la vostra bottiglia di prosecco, perfetta da gustare in ogni occasione!
Prosecco, Seltz, Aperol e arancia; lo Spritz, è ormai risaputo, è l’aperitivo italiano per eccellenza. Non è però l’unico ad utilizzare il prosecco come ingrediente principale, in grado di conferire un tocco di eleganza e garantire un’esperienza di gusto unica e raffinata. Che si tratti di un aperitivo informale o di una cerimonia elegante, infatti, il prosecco si presta perfettamente a una vasta gamma di ricette. Il suo segreto? Il gusto fresco e fruttato, l’effervescenza leggera e la straordinaria versatilità. In questo articolo descriveremo 4 cocktail realizzati con il prosecco, ciascuno considerato una variante dell’altro. Vi accompagneremo nella realizzazione di deliziose miscele e vi suggeriremo abbinamenti per esaltarne il gusto, offrendovi un’esperienza sensoriale completa.
Inventato a Venezia nel 1948 da Giuseppe Cipriani, il fondatore del celebre Harry’s Bar, e intitolato all’omonimo pittore veneziano, il Bellini è un cocktail raffinato dal colore bianco rosato che viene originariamente preparato utilizzando 3 parti di succo di pesca bianca, 7 parti di prosecco e mezzo cucchiaino di purea di lamponi, ingrediente che non comparirà però nella lista della International Bartenders Association in cui il Bellini è inserito. Ormai simbolo di stile italiano nel mondo, Il Bellini appartiene alla categoria degli sparkling cocktail e viene sempre servito in una flûte per evidenziarne l’effervescenza. È adatto ad ogni occasione, abile nel conquistare i palati con le sue note rinfrescanti e fruttate, e la vista con la sua eleganza e il suo colore delicato.
Per evitare di innescare una rapida ossidazione, spremete la pesca a mano o schiacciatela delicatamente dopo averla privata del nocciolo. Se la pesca è trattata e/o il cocktail non verrà consumato immediatamente, vi consigliamo di aggiungere delle gocce di limone che fungeranno da antiossidante. Per esaltarne il gusto, non dimenticatevi poi di raffreddare il bicchiere e di servirlo in abbinamento a piatti leggeri e freschi.
Variante del Bellini e anch’esso attribuito a Giuseppe Cipriani, il cocktail Rossini è un omaggio all’omonimo compositore pesarese e alla passione e all’energia delle sue opere musicali. A rappresentarlo, il colore rosso dato dal 40% di purea di fragole a cui si aggiunge il 60% di prosecco. Come il Bellini, anche se meno conosciuto, il Rossini è un cocktail sparkling raffinato da servire sempre in una flûte, possibilmente decorata con una fragola intera.
Dopo aver frullato le fragole fresche e filtrato il succo, prendete una flûte e aggiungete un cubetto di ghiaccio. Questo farà in modo che gli ingredienti si mescolino delicatamente, evitando la formazione di eccessiva schiuma. Solo allora versate la purea di fragole e completate con il prosecco seguendo le dosi suggerite.
Anche in questo caso, è buona pratica raffreddare il bicchiere e servire il drink fresco e appena preparato per godere appieno del suo sapore e della sua effervescenza.
Variante del Bellini e del Rossini, il cocktail Mimosa deve il suo nome al colore giallo vivace che richiama l’omonima pianta. Le sue origini risalgono al 1925 e vengono attribuite ad un barman del Ritz Hotel di Parigi, nonostante un cocktail molto simile ma con differenze nel rapporto degli ingredienti, il Bucks Fizz, fosse già stato inventato a Londra.
Realizzato con il 50% di succo d’arancia e il 50% di prosecco, il Mimosa rientra nella categoria dei medium drink e si distingue per la sua freschezza e vivacità cromatica. Rigorosamente servito in una flûte, infatti, è un drink leggero e rinfrescante adatto a qualsiasi occorrenza ma particolarmente richiesto in occasione della festa della donna.
Per un Mimosa autentico, la parola chiave è freschezza! Preferite quindi arance fresche al succo d’arancia in cartone. Dopo aver spremuto le arance, filtrate il succo e mettetelo in frigorifero. Versartelo in una flûte precedentemente raffreddata e aggiungerete il prosecco ben refrigerato. A questo punto, mescolate delicatamente per conservare le bollicine e decorate con una fettina d’arancia per rendere il vostro cocktail ancora più raffinato!
L’ultima variante che vi presentiamo oggi è il Tintoretto, in cui il prosecco viene mescolato al succo di melograno, in rapporto di 2 a 1. Con il nome del pittore veneziano, la sua origine viene ancora una volta attribuita a Giuseppe Cipriani, essendo considerato da molti il cugino del Bellini.
Drink leggero generalmente servito in una flûte decorata con chicchi di melograno fresco, il Tintoretto è particolarmente richiesto nel mese di ottobre, periodo di maturazione dei melograni, responsabili del suo sapore dolce e delicato. Il suo colore rosso intenso, però, ha generato negli ultimi anni una connessione con San Valentino, trasformandolo in un drink perfetto da gustare insieme al proprio partner.
Anche in questo caso, è consigliato raffreddare la flûte prima di versare il succo di melograno e mescolarlo delicatamente al prosecco.
Dall’aperitivo al dolce, i cocktail presentati in questo articolo si sposano bene con numerosi ingredienti. Che vogliate quindi cimentarvi in moderne preparazioni finger food o proporre una più classica insalata di mare, Bellini, Rossini, Mimosa e Tintoretto sono i cocktail perfetti per voi! Noi li amiamo abbinati ad antipasti di mare, come ostriche e tartare di tonno, ma puoi provarli anche con formaggi freschi e cremosi, verdure di stagione e dessert fruttati. Preferite i frutti rossi in abbinamento al Rossini, e dolci leggeri come croissant e biscotti per il Mimosa, ideale anche con piatti a base di uova. Il Bellini e il Tintoretto, invece, sono perfetti anche accompagnati a carne di pollo, di tacchino e di maiale. Insomma, divertitevi a sperimentare le diverse combinazioni per trovare l’abbinamento più affine al vostro gusto!
Vero e proprio simbolo del lifestyle italiano, negli ultimi anni il Prosecco ha conquistato il palato di milioni di consumatori in tutto il mondo. Fresco e versatile, è il protagonista delle tavole di paesi con culture diversificate; non un semplice vino frizzante, ma il vino frizzante italiano per eccellenza. In questo articolo parleremo della sua popolarità, della sua diffusione su scala mondiale e del fatturato che genera questa fantastica bollicina.
Con origini antichissime radicate nella zona Conegliano-Valdobbiadene, il Prosecco oggi è la bollicina italiana più venduta al mondo. La tradizione consolidata, unita alla dedizione dei viticoltori, ai progressi tecnologici dell’industria vinicola e alle caratteristiche gustative uniche, hanno reso il Prosecco un prodotto d’eccellenza in Italia e nel mondo. Dopo aver guadagnato popolarità a livello locale, infatti, a partire dal XVIII secolo, citazioni del Prosecco vengono rintracciate in documenti inglesi e francesi, che diventano testimonianza dei suoi primi passi fuori dai confini nazionali. Tuttavia, sarà solo negli ultimi decenni che l’esportazione di Prosecco diventerà significativa, in grado di rappresentare un vero e proprio lifestyle e generare un considerevole volume d’affari.
Forte della propria gradevolezza, il Prosecco si presenta come un vino frizzante molto versatile, con una gradazione alcolica contenuta e un ottimo rapporto qualità-prezzo. Questi fattori, consolidati dalla crescente popolarità della cucina italiana e mediterranea, hanno contribuito alla sua ascesa nel panorama vinicolo internazionale. Attualmente, i principali paesi di destinazione dell’esportazione di Prosecco sono gli Stati uniti, il Regno Unito, la Germania, la Francia, il Canada e l’Australia. In questi mercati, la sempre più elevata domanda di Prosecco viene gestita attraverso politiche agricole, industriali e di marketing particolarmente efficaci. Dopo aver esteso la sua zona di origine e aumentato la qualità e la produzione, con la creazione di due consorzi DOCG e un consorzio DOC, la comunicazione ha compiuto il passo fondamentale per la creazione di una percezione totalmente positiva a livello internazionale. È il vino, dal gusto fresco e fruttato, adatto alle occasioni e ai consumatori più disparati, dalle cerimonie formali ai festeggiamenti tra amici, dai più giovani ai più anziani. È l’ingrediente di successo per i cocktail più richiesti, soprattutto durante la stagione estiva. Non solo, è a tutti gli effetti l’alternativa economica allo Champagne, per chi vuole spendere meno senza rinunciare alla qualità.
La crescente popolarità del Prosecco ha generato numerosi tentativi di emulare il suo gusto da parte di produttori di vino in tutto il mondo. Tentativi che, però, non potranno mai godere della denominazione di Prosecco, vino DOP italiano a partire dal 2009. Questo riconoscimento ha confermato la qualità e l’autenticità del Prosecco prodotto nella zona Conegliano-Valdobbiadene, evidenziandone le caratteristiche distintive e il legame con il territorio e portandolo, 4 anni dopo, a superare lo champagne per numero di bottiglie vendute. Dato che, unito all’incremento del volume delle vigne, ha reso il Prosecco il vino più famoso al mondo.
Il Prosecco Doc si conferma leader indiscusso nel panorama vinicolo internazionale anche per il 2023, mantenendo il primato come la denominazione di vino italiano più prodotta a livello volumetrico, con oltre 616 milioni di bottiglie imbottigliate e circa 3 miliardi di euro di fatturato. Nonostante ciò, l'anno in questione ha segnato un lieve calo del 3,5% negli imbottigliamenti rispetto al 2022, evidenziando una dinamica di mercato in leggera flessione, particolarmente influenzata dal Prosecco Rosé, il quale non ha riscontrato il successo sperato. Escludendo questa specifica varietà, il decremento si attesterebbe solo al -2%, sottolineando come il Rosé, pur avendo subito un calo più marcato, continui ad avere un ruolo rilevante rappresentando oltre l'8% dell'intera denominazione.
La competizione tra Prosecco e Champagne sul mercato globale delle "bollicine" si rivela una strategia di successo, dove entrambi sembrano seguire percorsi divergenti che si rivelano, tuttavia, complementari. Mentre il Prosecco espande i propri orizzonti per volume e quota di mercato, lo Champagne si distacca dalle fasce di prezzo più accessibili per posizionarsi su un segmento premium. Questa sinergia consente a Prosecco e Champagne di dominare il mercato delle bollicine a livello mondiale. Parallelamente, in un contesto in cui il consumo complessivo di vino registra una flessione, entrambe le tipologie stanno erodendo quote di mercato a danno principalmente dei vini rossi, i quali stanno registrando un netto ritiro su scala globale.
Quando si parla di vini, in particolare di vini spumanti, emerge spesso un quesito tra gli appassionati dell'argomento: meglio una bollicina italiana o un classico vino spumante francese? Fermo restando l'alta qualità dei vini sia di Francia che d'Italia, cerchiamo di affrontare la questione in maniera obiettiva, non facendoci prendere dalla storica rivalità che si consuma con i “cugini” francesi.
Partiamo allora da questo assunto: non è possibile lanciarsi in paragoni tra i vini spumanti italiani e gli Champagne francesi. Il motivo è presto detto: anche se infatti il metodo Champenoise e il metodo Classico corrispondono alla stessa procedura, tuttavia cambiano i terroir, il clima, la qualità del suolo, etc. La particolarità del clima e del terreno di quella specifica regione d'Oltralpe non si eguaglia alle caratteristiche di un clima mediterraneo come quello italiano, che è invece maggiormente vocato per altri vitigni.
Prendiamo ad esempio il gesso. Esatto, proprio lo spessore del gesso che si trova sotto i vigneti. Nella regione di è piuttosto spesso, ed anche dove non lo è il freddo crea quelle caratteristiche tipiche per far maturare le uve in una maniera tutta particolare, inimitabile. Un buon vino Champagne viene quindi coltivato su terreno gessoso e alcalino, che assorbe moltissimo la luce del sole, rilasciando azoto durante la notte al fine della maturazione delle viti.
Ciò che abbiamo detto finora non sta a significare che in Italia non esistano vini bollicine di gran qualità: Trento Doc e Franciacorta in questo sono esemplari. Anzi, vi sono dei Franciacorta che non hanno nulla da invidiare a certi Champagne. Le caratteristiche climatiche del suolo trentino, poi, sono quelle che più si avvicinano a quelle della regione di Champagne. Tuttavia si tratta di prodotti diversi. Più il clima diventa caldo, poi, più le bollicine si fanno rotonde, con un maggior grado alcolico.
In questa “sfida” alcuni di solito inseriscono anche il Prosecco, un'eccellenza italiana che si fregia di marchi come la Doc o la Docg. Ciò però non sarebbe in teoria corretto dal punto di vista stilistico e di produzione. I territori di Asolo o di Conegliano Valdobbiadene possiedono infatti caratteristiche diverse da quelle dello Champagne. La produzione e le uve con cui i vini vengono prodotti sono inoltre molto distanti tra loro. Se infatti per lo Champagne si usa il Metodo Champenoise (Metodo Classico, che viene utilizzato anche per i Franciacorta), per il Prosecco la modalità di produzione prescelta è quasi sempre quella del Metodo Martinotti, con fermentazione non in bottiglia bensì in autoclave e con tempi di riposo molto più brevi. Ecco che dunque in questo caso parliamo di due vini completamente diversi, che non possono essere messi a paragone.
Chiudiamo infine con uno sguardo al gusto e ai sentori dei due vini in esame. Tutti i grandi sommelier di fama internazionale concordano nell'affermare che negli Champagne di qualità è intenso il sentore del pane. Ciò è dovuto al sapiente utilizzo dei lieviti, che portano a ricordare dunque l'alimento per eccellenza. Nel territorio lombardo, che è quello in cui viene coltivato e prodotto il Franciacorta, questo background non viene trasferito al vino, che invece ricorda più le note floreali e gusto fruttato, anche se piuttosto aspro. Proprio per questo motivo è possibile gustare una pizza accompagnata da uno Champagne ma non da un Franciacorta.
La primavera inoltrata fa sempre venire voglia di uscire e stare all'aria aperta. Anche i pasti si fanno più leggeri e si prediligono ingredienti come frutta e verdura fresche per insalate o antipasti o aperitivi sfiziosi. Il Prosecco però resta un grande protagonista della cucina, anche in primavera-estate. Ottimo non solo per preparare risotti o secondi piatti, o per sfumare brodetti di pesce, si presta anche alla preparazione di insalate inedite, come questa con pere, pancetta e pecorino di cui ti diamo la ricetta. Ecco la nostra ricetta con il prosecco: l'insalata primaverile!
Per preparare la gustosa ricetta con il prosecco chiamata "insalata primaverile", avrai bisogno di questi ingredienti, porzionati per due persone:
La tua insalata al Prosecco può essere gustata in abbinamento ad altre pietanze fresche e primaverili. Se ti va, ad esempio, puoi accompagnarla con dei crostini che avrai precedentemente riscaldato in forno. Potrai accostare anche delle foglie di salvia fritta, bigné salati, del formaggio fresco in piatto, erba cipollina, tartine condite come più ti piace. Insomma, tutto ciò che la tua fantasia ti suggerisce.
Un ultimo aspetto da non trascurare sarà il vino da abbinare a questa pietanza. Ovviamente sarà un Prosecco, dai profumi floreali ed aroma fresco. Si tratta del jus migliore da abbinare a piatti estivi, come anche alle insalate di riso o di pasta. Il consiglio è quello di spaziare tra un Prosecco Superiore Exta Dry Conegliano Valdobbiadene Docg o un Prosecco Millesimato Doc, le cui caratteristiche meglio faranno risaltare la peculiarità del piatto.
Chi segue questo blog con attenzione ricorderà che già a gennaio abbiamo parlato del successo di vendita che il Prosecco ha avuto nel 2020. Successo per niente scontato, visto che a causa della pandemia che ha tenuto tutti in casa, i motivi per brindare sono stati pochi. Eppure i numeri, rispetto al 2019, in alcuni casi si sono mostrati addirittura in salita. Ora, alla fine del primo trimestre del 2021, sono noti i dettagli di questa crescita, e non mancano le sorprese. Il risultato è comunque quello del Prosecco come re incontrastato nella categoria degli sparkling (bollicine).
Il 2020 è stato ad ogni modo un anno molto complicato per i produttori di spumanti metodo classico, ma bisogna sottolineare come in Italia gli spumanti del Nord-Est, Treviso Doc e Conegliano-Valdobbiadene Docg, stiano tenendo davvero bene. Il paragone lo si fa con i vini esteri, in particolare con quelli francesi (Champagne su tutti), i quali hanno registrato perdite maggiori. Per quanto riguarda i numeri, oltre al mezzo miliardo di bottiglie vendute nel 2020 per il Prosecco Doc, va sottolineato anche il risultato di tutto rispetto portato a casa dalle Docg Conegliano-Valdobbiadene (che con 92 milioni di bottiglie resta stabile) e Asolo, che addirittura registra un incremento di vendite quantificato in un +10%. Si registra inoltre un aumento consolidato nel consumo degli spumanti in generale in Italia, e un apprezzamento crescente verso i vini biologici. Da tenere d'occhio inoltre l'importanza sempre crescente dell'e-commerce, anche per questo settore, che rivela addirittura cifre come un +120% di fatturato per le prime piattaforme che nel 2020 hanno investito su questo canale di vendita, dimostrando che il vino (e il Prosecco) non conosce ostacoli nell'arrivare al consumatore.
Il secondo trimestre del 2021 parte perciò soffermandosi sulle sfide che ancora devono essere affrontate, ma che saranno cruciali per tutto il resto dell'anno. Si deve innanzitutto tenere conto del fatto che aumenteranno via via le occasioni di utilizzo del Prosecco, con le graduali riaperture del canale ristorazione e bar. In secondo luogo vanno tenuti d'occhio mercati in costante espansione per l'export, come la Cina, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, anche post Brexit. Tutti e tre questi Paesi fanno infatti parte di mercati extra Ue, per cui i produttori di Prosecco chiedono regole e norme più chiare affinché l'export non venga frenato a causa della burocrazia.
Altri aspetti di cui tener conto nello spiegare la crescita del Prosecco nonostante un intero anno di pandemia, hanno a che fare da una parte con il consolidamento di alcuni mercati per l'esportazione, e dall'altra con il successo del Prosecco Rosé. Per il primo motivo si insiste sullo zoccolo duro di alcuni mercati europei, come quello del Nord Europa (Danimarca in primis) e della Germania. Si punta poi a mercati che potrebbero dare grandi soddisfazione, come quello spagnolo e quello russo. Per quanto invece concerne il boom del Prosecco Rosa, i risultati di vendita hanno superato anche le previsioni più ottimistiche. Segno che il Prosecco è un vino buono, di altissima qualità ma alla portata di tutti. Forse è proprio questo il segreto del suo successo, considerato che la crisi più nera è stata avvertita invece dai vini di fascia alta ed altissima, come certi tipi di Champagne francese.
Il 25 marzo del 2021 è una data molto importante per l'Italia intera. Oltre ai settecento anni dalla morte del poeta Dante Alighieri, ricorrono infatti anche i 1600 anni di vita dalla fondazione della città di Venezia, della Serenissima (25 marzo del 421 d.C), stando almeno alla fonte storica più importante al riguardo, il Chronicon Altinate. Oltre ad eventi organizzati in remoto e in streaming a causa della pandemia, ci saranno anche percorsi artistici guidati, guide per conoscere la città, il tutto con una bevanda d'elezione: il Prosecco Doc, che accompagnerà tutti i brindisi di questa occasione speciale.
Venezia o la Serenissima, era un tempo conosciuta come la città Stato, la Repubblica marinara, ma città di terra e di acqua. Celebrare i suoi 1600 anni dalla fondazione significa restituire alla realtà questo significato. E anche se quest'anno bisognerà ancora accontentarsi delle celebrazioni in streaming e in video conferenze, visto che l'evento durerà fino al marzo del 2022, non è detto che il prossimo anno non si possa festeggiare dal vivo, magari brindando tutti di persona con la bevanda ufficiale dell'evento: il Prosecco Doc.
Per tutti i dodici mesi delle celebrazioni, dunque, sarà sempre presente almeno una bottiglia di Prosecco Doc. Il Consorzio di Tutela del Prosecco Doc si conferma infatti un supporter della città di Venezia e nominato dal Comune della città partner ufficiale di questa prestigiosa ricorrenza e degli eventi collaterali. Lo si potrà trovare al Redentore, alla Mostra del Cinema che si terrà a settembre, durante la Regata storica, sempre in settembre, senza dimenticare il Carnevale, e prima di esso il Natale 2021 e il Capodanno 2022. Per l'occasione il Consorzio ha dato vita alla realizzazione di due bottiglie in edizione limitata, create apposta per i 1600 anni di Venezia. Si tratta di una bottiglia per il Prosecco Doc e di una per la versione Prosecco Rosé. Le bottiglie sono riconoscibili anche da etichette speciali. Al loro interno hanno infatti un logo che richiama il quadrilobo di Venezia, dal design contemporaneo ispirato dall'iconografia classica.
Innegabile la soddisfazione da parte del direttore generale del Consorzio di Tutela del Prosecco Doc, Luca Giavi: “Da tre anni il Prosecco DOC è la bollicina ufficiale della città di Venezia e, dunque, in una ricorrenza storica e speciale come i 1600 anni dalla fondazione non potevamo non esserci – sottolinea -. Siamo quindi davvero lieti e onorati di poter garantire, alla cittadinanza e ai turisti, importanti momenti di convivialità grazie alla presenza dei nostri vini ai maggiori eventi già in programma per questo lungo anno di celebrazioni”.
Non si può inoltre non citare la partnership del Consorzio Prosecco Doc con un altro Consorzio, quello di Vini Venezia, per l'occasione. Quest'ultimo, come fa notare Giavi: “riprendendo la grafica per le etichette studiata dal nostro Consorzio per le edizioni speciali di Prosecco DOC e Prosecco DOC Rosé, ha realizzato per “Venezia 1600 delle bottiglie di Merlot dedicate. Un’unione simbolica, quella dei due Consorzi, che sottolinea una volta in più il forte legame tra il territorio di produzione del Prosecco DOC e la magia di calli e canali veneziani, ad imperitura memoria della Serenissima”.
Non resta allora che seguire gli eventi veneziani uno per uno durante questo anno con accanto, ovviamente, una bottiglia di Prosecco Doc.
Quando si dice “aperitivo” si pensa immediatamente allo Spritz. Questo cocktail alcolico composto da vino bianco frizzante, seltz ed Aperol con arancia, parte dal Nord Est dell'Italia per poi conquistare tutta la penisola. La dicitura “vino bianco frizzante” però a molti non soddisfa, perché si sa che per ottenere un signor Spritz serve un ottimo Prosecco. Ma qual è il Prosecco migliore per realizzare questo cocktail? Te lo diciamo in questo articolo.
Se segui questo blog sul mondo del vino da un po' o semplicemente sei un appassionato di Prosecco saprai che non sono tutti uguali. La procedura di preparazione, l'imbottigliamento, l'invecchiamento ne determinano sapore, aromi e grado zuccherino, oltre che di bollicine. Per uno Spritz impeccabile, che di solito viene servito come aperitivo, quindi per un pre-cena, e accompagnato da stuzzichini o finger food, meglio scegliere un Prosecco con un grado zuccherino medio basso. Un Conegliano-Valdobbiadene Brut, Doc o Docg ad esempio, potrebbe essere l'ideale. Anche perché vanno considerati anche gli altri ingredienti di preparazione, che sono l'Aperol, oppure (come varianti), il Campari rosso o anche il Martini (nella versione China). Perché un Brut? Perché ha un grado zuccherino che si attesta sotto i 12 grammi/litro, è fresco e fruttato, ed è noto per essere ricchissimo di sfaccettature aromatiche e di profumi. C'è chi, con questo mix, lo Spritz lo usa anche per accompagnare un pasto.
E se non volessi usare il Brut? Beh, certo, non sei vincolato a questa scelta, e dunque possiamo darti delle alternative. Lo Spritz riesce molto bene anche con un Extra Dry, quindi con un prosecco dal grado zuccherino che va tra i 12 e i 17 grammi/litro. In questo caso il risultato sarà leggermente più dolce e più “ruffiano”. Il sentore di mela e di acacia di alcuni prosecchi in particolare Extra Dry, si sposerà molto bene con l'aroma amarognolo dell'Aperol. Una scelta piuttosto inedita può infine prevedere un Prosecco Rosè Brut. Il nuovo arrivato nelle Doc Conegliano-Valdobbiadene infatti, presenta intensi sapori di agrumi rossi e di spezie, che si sposano in maniera perfetta con il gusto dell'Aperol e possono dar vita ad un cocktail dal gusto davvero sorprendente.
Lo Spritz è un cocktail piuttosto facile da preparare a casa. Basta calibrare bene gli ingredienti e mixarli. Ti serviranno:
Prendi un bicchiere piuttosto ampio, meglio se un calice largo, versa dentro i cubetti di ghiaccio e fai seguire dal Prosecco senza creare troppa schiuma. A questo punto aggiungi l'Aperol e spruzza un po' di seltz. Se non hai il seltz puoi utilizzare acqua minerale molto frizzante e fredda. Completa con una fettina di arancia e bevi.
Lo Spritz è un cocktail che, come il Prosecco, deve molto al Veneto, in quanto venne creato proprio in questa regione nel diciannovesimo secolo. In realtà furono i soldati austriaci ad inventarlo, partendo dall'annacquare il vino bianco piuttosto corposo e alcolico dei territori veneti e friulani con dell'acqua o del Seltz. Da qui la parola “Spritz”, dal tedesco “Spritzen” cioè, che vuol dire “spruzzare”. Successivamente, nei primi anni del ventesimo secolo il cocktail venne molto perfezionato in un bar di Venezia, decidendo in pratica gli ingredienti principali: Prosecco, seltz e Aperol. Proprio dall'Aperol viene la sua colorazione stuzzicante, color arancio chiaro (ma è più scuro se si utilizza il Campari) e il suo retrogusto amarognolo, dovuto alle spezie del liquore aggiunto.
Uno degli abbinamenti più classici da provare con il vino, in generale è quello con i formaggi. Sia i vini rossi che i bianchi hanno infatti dei formaggi ideali con cui essere assaporati, e che esaltano le loro caratteristiche (e viceversa). Ma quali sono i formaggi che meglio si adattano ad essere assaporati con il Prosecco? Vediamolo insieme in questa serie di proposte tutte da gustare.
I formaggi erborinati (pensiamo al classico Gorgonzola, ma anche ai francesi Roquefort e Blue D'Auvergne, o gli inglesi Blue Stilton e Shropshire), sono noti per essere piuttosto complessi e forti nei sapori. Hanno quindi bisogno di un vino che ne eguagli la loro struttura. Di solito infatti vengono abbinati con rossi importanti, come un Brunello di Montalcino, un Amarone della Valpolicella o un Barolo. Tuttavia non sempre questo accostamento piace, soprattutto ai palati più delicati, che trovano esagerato questo insieme di sapori. L'amaro dei formaggi erborinati può essere così smorzato da un vino bollicine dei migliori e più preziosi, come un Prosecco Millesimato. Un Prosecco infatti non va a sovrastare il gusto intenso del formaggio, ma al contempo ne addolcisce il retrogusto amarognolo. Il perlage di un Millesimato, inoltre, lascia aromi freschi ed inconfondibili al gusto, dati anche dalle tipiche caratteristiche semiaromatiche delle uve Glera. Ecco perché le note fruttate di un Prosecco (di pera, ma anche di frutti di bosco o mela matura) possono dare enorme risalto ai formaggi erborinati.
Chi non avesse l'ardire di tentare l'accostamento inedito tra formaggi erborinati e Prosecco può restare sul classico e abbinarlo ai formaggi freschi, sia di capra che di mucca. È il caso tipico di ricotta, robiola, ma anche stracchino o squacquerone. Le bollicine danno infatti vigore al sapore fresco del formaggio, anche di tipo semi stagionato, e lo rendono perfetto anche insieme ad altri stuzzichini o finger food per aperitivi. La parola d'ordine è: stuzzicare.
Un'altra idea di degustazione può essere quella di pasteggiare con un Prosecco, e berlo per un pranzo o una cena informali, insieme con formaggi affumicati quali un caciocavallo fumé, una provola, una scamorza, una caciotta della tradizione contadina. In questo caso la frizzantezza data dall'anidride carbonica va ad esaltare il sapore affumicato, proprio perché lo riequilibra.
Il Prosecco Docg di Conegliano Valdobbiadene si caratterizza per il giusto mix di aromaticità e di amarognolo sul finale. Ecco, proprio questa caratteristica, insieme alle immancabili bollicine, ne fa il compagno perfetto per un formaggio grasso come il Camembert. Le bollicine vanno infatti a portar fuori la cremosità del formaggio, rendendolo ancora più piacevole al palato. Bisogna dire poi che il risultato sarà diverso a seconda del grado zuccherino del Prosecco che viene scelto. Un consiglio se avete ospiti a tavola e desiderate fare bella figura? Servite un Camembert, un Brie o un Taleggio su un vassoio in legno, accanto ad uvetta di Corinto e frutti rossi essiccati. Accompagnate il tutto con un bel calice di Prosecco Docg Conegliano Valdobbiadene e lanciatevi in questa esperienza di gusto tutta da assaporare. E se volete farne invece una pietanza, provate a preparare un'insalata di Camembert con pere e pane nero, sempre con il nostro immancabile Prosecco.
In uno dei nostri precedenti articoli abbiamo parlato di come conservare il vino per più giorni una volta aperto. Questo perché può capitare di voler conservare il vino un po' più a lungo rispetto alla sola giornata di apertura e perché non tutti riescono sempre a terminare l'intero contenuto di una bottiglia in poco tempo. Ci eravamo soffermati sui metodi artigianali, da adottare a casa e senza strumentazioni particolari. In proposito c'è da dire che esistono degli strumenti professionali per conservare il vino: quelli consigliati dai sommelier, per intenderci. Scopriamo insieme quali sono e come vanno utilizzati.
Nessuna illusione: partiamo subito dicendo che un sommelier non vi consiglierebbe mai di lasciare aperta una bottiglia di buon vino per più di un giorno. Se però si pone una domanda su come poter conservare un vino importante allora i professionisti di questa bevanda potranno dare qualche dritta utile sugli strumenti da utilizzare. Voliamo alto: parliamo del Coravin. Si tratta di un metodo di conservazione del vino che viene insegnato anche nelle scuole per sommelier e non è altro che una bomboletta piena di gas Argon a cui viene collegato un ago che serve ad “attraversare” il tappo di sughero del vino che è già stato aperto. Proprio attraverso il tappo il Coravin (chiamato così dalla casa produttrice statunitense) inietta gas argon, il quale va a ripristinare l'equilibrio organolettico del vino. Una volta bucato, il foro sul tappo infatti si richiude da solo. In questo modo un vino già aperto può restare intatto nel sapore per diverso tempo. Perfetto per i fermi, soprattutto rossi, non è però un metodo adatto per i bollicine, e non è per tutte le tasche. Un Coravin modello basic infatti parte dai 150 euro in su (poi ci sono a parte i pezzi di ricambio).
Se non volete o potete spendere tanto per un oggetto deluxe da dedicare al vostro vino, l'alternativa “media” c'è e si chiama Private Preserve Spray. Essa adotta la stessa tecnica del Coravin, cioè Argon da iniettare all'interno della bottiglia di vino. A differenza del Coravin questo metodo può andar bene anche per i “bollicine” (come il Prosecco o il Lambrusco) e costa molto meno. Non ha però l'ausilio di un ago ma è una bomboletta dotata di una cannula che serve a spruzzare il gas. Con l'esperienza si riuscirà a capire quanto gas iniettare volta per volta nelle bottiglie. Il rischio infatti è quello di gasare troppo il vino. Se non volete di queste preoccupazioni, allora potete provare con il Cavevinum Dispenser, uno strumento che sa già quanto gas destinare a ciascuna bottiglia per mantenerne intatti sapori e odori per qualche giorno (una decina, di solito).
Vi sono infine i metodi meccanici, a metà strada tra i rimedi artigianali e le precauzioni da adottare (tappi particolari, cantinette) e i metodi chimici di conservazione. Tra questi non possiamo non citare almeno la Caraffa di Savino: una semplicissima caraffa all'apparenza, che però riesce a separare il vino dall'ossigeno, ritardando considerevolmente il processo di ossidazione. Per ottenere risultati migliori il vino va sversato nella caraffa appena aperto, o poche ore dopo l'apertura. Infine, due parole per quello che è un altro metodo, che però si trova a metà tra la meccanica e la chimica: il Nitro Tap. Si tratta di un tappo al nitrato (da cui il nome) collegato alla bottiglia da una bomboletta di azoto. Questo tappo speciale sembra essere il rimedio di elezione per conservare per qualche giorno in più i vini spumanti.