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Il 25 marzo del 2021 è una data molto importante per l'Italia intera. Oltre ai settecento anni dalla morte del poeta Dante Alighieri, ricorrono infatti anche i 1600 anni di vita dalla fondazione della città di Venezia, della Serenissima (25 marzo del 421 d.C), stando almeno alla fonte storica più importante al riguardo, il Chronicon Altinate. Oltre ad eventi organizzati in remoto e in streaming a causa della pandemia, ci saranno anche percorsi artistici guidati, guide per conoscere la città, il tutto con una bevanda d'elezione: il Prosecco Doc, che accompagnerà tutti i brindisi di questa occasione speciale.
Venezia o la Serenissima, era un tempo conosciuta come la città Stato, la Repubblica marinara, ma città di terra e di acqua. Celebrare i suoi 1600 anni dalla fondazione significa restituire alla realtà questo significato. E anche se quest'anno bisognerà ancora accontentarsi delle celebrazioni in streaming e in video conferenze, visto che l'evento durerà fino al marzo del 2022, non è detto che il prossimo anno non si possa festeggiare dal vivo, magari brindando tutti di persona con la bevanda ufficiale dell'evento: il Prosecco Doc.
Per tutti i dodici mesi delle celebrazioni, dunque, sarà sempre presente almeno una bottiglia di Prosecco Doc. Il Consorzio di Tutela del Prosecco Doc si conferma infatti un supporter della città di Venezia e nominato dal Comune della città partner ufficiale di questa prestigiosa ricorrenza e degli eventi collaterali. Lo si potrà trovare al Redentore, alla Mostra del Cinema che si terrà a settembre, durante la Regata storica, sempre in settembre, senza dimenticare il Carnevale, e prima di esso il Natale 2021 e il Capodanno 2022. Per l'occasione il Consorzio ha dato vita alla realizzazione di due bottiglie in edizione limitata, create apposta per i 1600 anni di Venezia. Si tratta di una bottiglia per il Prosecco Doc e di una per la versione Prosecco Rosé. Le bottiglie sono riconoscibili anche da etichette speciali. Al loro interno hanno infatti un logo che richiama il quadrilobo di Venezia, dal design contemporaneo ispirato dall'iconografia classica.
Innegabile la soddisfazione da parte del direttore generale del Consorzio di Tutela del Prosecco Doc, Luca Giavi: “Da tre anni il Prosecco DOC è la bollicina ufficiale della città di Venezia e, dunque, in una ricorrenza storica e speciale come i 1600 anni dalla fondazione non potevamo non esserci – sottolinea -. Siamo quindi davvero lieti e onorati di poter garantire, alla cittadinanza e ai turisti, importanti momenti di convivialità grazie alla presenza dei nostri vini ai maggiori eventi già in programma per questo lungo anno di celebrazioni”.
Non si può inoltre non citare la partnership del Consorzio Prosecco Doc con un altro Consorzio, quello di Vini Venezia, per l'occasione. Quest'ultimo, come fa notare Giavi: “riprendendo la grafica per le etichette studiata dal nostro Consorzio per le edizioni speciali di Prosecco DOC e Prosecco DOC Rosé, ha realizzato per “Venezia 1600 delle bottiglie di Merlot dedicate. Un’unione simbolica, quella dei due Consorzi, che sottolinea una volta in più il forte legame tra il territorio di produzione del Prosecco DOC e la magia di calli e canali veneziani, ad imperitura memoria della Serenissima”.
Non resta allora che seguire gli eventi veneziani uno per uno durante questo anno con accanto, ovviamente, una bottiglia di Prosecco Doc.
Quando si dice “aperitivo” si pensa immediatamente allo Spritz. Questo cocktail alcolico composto da vino bianco frizzante, seltz ed Aperol con arancia, parte dal Nord Est dell'Italia per poi conquistare tutta la penisola. La dicitura “vino bianco frizzante” però a molti non soddisfa, perché si sa che per ottenere un signor Spritz serve un ottimo Prosecco. Ma qual è il Prosecco migliore per realizzare questo cocktail? Te lo diciamo in questo articolo.
Se segui questo blog sul mondo del vino da un po' o semplicemente sei un appassionato di Prosecco saprai che non sono tutti uguali. La procedura di preparazione, l'imbottigliamento, l'invecchiamento ne determinano sapore, aromi e grado zuccherino, oltre che di bollicine. Per uno Spritz impeccabile, che di solito viene servito come aperitivo, quindi per un pre-cena, e accompagnato da stuzzichini o finger food, meglio scegliere un Prosecco con un grado zuccherino medio basso. Un Conegliano-Valdobbiadene Brut, Doc o Docg ad esempio, potrebbe essere l'ideale. Anche perché vanno considerati anche gli altri ingredienti di preparazione, che sono l'Aperol, oppure (come varianti), il Campari rosso o anche il Martini (nella versione China). Perché un Brut? Perché ha un grado zuccherino che si attesta sotto i 12 grammi/litro, è fresco e fruttato, ed è noto per essere ricchissimo di sfaccettature aromatiche e di profumi. C'è chi, con questo mix, lo Spritz lo usa anche per accompagnare un pasto.
E se non volessi usare il Brut? Beh, certo, non sei vincolato a questa scelta, e dunque possiamo darti delle alternative. Lo Spritz riesce molto bene anche con un Extra Dry, quindi con un prosecco dal grado zuccherino che va tra i 12 e i 17 grammi/litro. In questo caso il risultato sarà leggermente più dolce e più “ruffiano”. Il sentore di mela e di acacia di alcuni prosecchi in particolare Extra Dry, si sposerà molto bene con l'aroma amarognolo dell'Aperol. Una scelta piuttosto inedita può infine prevedere un Prosecco Rosè Brut. Il nuovo arrivato nelle Doc Conegliano-Valdobbiadene infatti, presenta intensi sapori di agrumi rossi e di spezie, che si sposano in maniera perfetta con il gusto dell'Aperol e possono dar vita ad un cocktail dal gusto davvero sorprendente.
Lo Spritz è un cocktail piuttosto facile da preparare a casa. Basta calibrare bene gli ingredienti e mixarli. Ti serviranno:
Prendi un bicchiere piuttosto ampio, meglio se un calice largo, versa dentro i cubetti di ghiaccio e fai seguire dal Prosecco senza creare troppa schiuma. A questo punto aggiungi l'Aperol e spruzza un po' di seltz. Se non hai il seltz puoi utilizzare acqua minerale molto frizzante e fredda. Completa con una fettina di arancia e bevi.
Lo Spritz è un cocktail che, come il Prosecco, deve molto al Veneto, in quanto venne creato proprio in questa regione nel diciannovesimo secolo. In realtà furono i soldati austriaci ad inventarlo, partendo dall'annacquare il vino bianco piuttosto corposo e alcolico dei territori veneti e friulani con dell'acqua o del Seltz. Da qui la parola “Spritz”, dal tedesco “Spritzen” cioè, che vuol dire “spruzzare”. Successivamente, nei primi anni del ventesimo secolo il cocktail venne molto perfezionato in un bar di Venezia, decidendo in pratica gli ingredienti principali: Prosecco, seltz e Aperol. Proprio dall'Aperol viene la sua colorazione stuzzicante, color arancio chiaro (ma è più scuro se si utilizza il Campari) e il suo retrogusto amarognolo, dovuto alle spezie del liquore aggiunto.
Uno degli abbinamenti più classici da provare con il vino, in generale è quello con i formaggi. Sia i vini rossi che i bianchi hanno infatti dei formaggi ideali con cui essere assaporati, e che esaltano le loro caratteristiche (e viceversa). Ma quali sono i formaggi che meglio si adattano ad essere assaporati con il Prosecco? Vediamolo insieme in questa serie di proposte tutte da gustare.
I formaggi erborinati (pensiamo al classico Gorgonzola, ma anche ai francesi Roquefort e Blue D'Auvergne, o gli inglesi Blue Stilton e Shropshire), sono noti per essere piuttosto complessi e forti nei sapori. Hanno quindi bisogno di un vino che ne eguagli la loro struttura. Di solito infatti vengono abbinati con rossi importanti, come un Brunello di Montalcino, un Amarone della Valpolicella o un Barolo. Tuttavia non sempre questo accostamento piace, soprattutto ai palati più delicati, che trovano esagerato questo insieme di sapori. L'amaro dei formaggi erborinati può essere così smorzato da un vino bollicine dei migliori e più preziosi, come un Prosecco Millesimato. Un Prosecco infatti non va a sovrastare il gusto intenso del formaggio, ma al contempo ne addolcisce il retrogusto amarognolo. Il perlage di un Millesimato, inoltre, lascia aromi freschi ed inconfondibili al gusto, dati anche dalle tipiche caratteristiche semiaromatiche delle uve Glera. Ecco perché le note fruttate di un Prosecco (di pera, ma anche di frutti di bosco o mela matura) possono dare enorme risalto ai formaggi erborinati.
Chi non avesse l'ardire di tentare l'accostamento inedito tra formaggi erborinati e Prosecco può restare sul classico e abbinarlo ai formaggi freschi, sia di capra che di mucca. È il caso tipico di ricotta, robiola, ma anche stracchino o squacquerone. Le bollicine danno infatti vigore al sapore fresco del formaggio, anche di tipo semi stagionato, e lo rendono perfetto anche insieme ad altri stuzzichini o finger food per aperitivi. La parola d'ordine è: stuzzicare.
Un'altra idea di degustazione può essere quella di pasteggiare con un Prosecco, e berlo per un pranzo o una cena informali, insieme con formaggi affumicati quali un caciocavallo fumé, una provola, una scamorza, una caciotta della tradizione contadina. In questo caso la frizzantezza data dall'anidride carbonica va ad esaltare il sapore affumicato, proprio perché lo riequilibra.
Il Prosecco Docg di Conegliano Valdobbiadene si caratterizza per il giusto mix di aromaticità e di amarognolo sul finale. Ecco, proprio questa caratteristica, insieme alle immancabili bollicine, ne fa il compagno perfetto per un formaggio grasso come il Camembert. Le bollicine vanno infatti a portar fuori la cremosità del formaggio, rendendolo ancora più piacevole al palato. Bisogna dire poi che il risultato sarà diverso a seconda del grado zuccherino del Prosecco che viene scelto. Un consiglio se avete ospiti a tavola e desiderate fare bella figura? Servite un Camembert, un Brie o un Taleggio su un vassoio in legno, accanto ad uvetta di Corinto e frutti rossi essiccati. Accompagnate il tutto con un bel calice di Prosecco Docg Conegliano Valdobbiadene e lanciatevi in questa esperienza di gusto tutta da assaporare. E se volete farne invece una pietanza, provate a preparare un'insalata di Camembert con pere e pane nero, sempre con il nostro immancabile Prosecco.
In uno dei nostri precedenti articoli abbiamo parlato di come conservare il vino per più giorni una volta aperto. Questo perché può capitare di voler conservare il vino un po' più a lungo rispetto alla sola giornata di apertura e perché non tutti riescono sempre a terminare l'intero contenuto di una bottiglia in poco tempo. Ci eravamo soffermati sui metodi artigianali, da adottare a casa e senza strumentazioni particolari. In proposito c'è da dire che esistono degli strumenti professionali per conservare il vino: quelli consigliati dai sommelier, per intenderci. Scopriamo insieme quali sono e come vanno utilizzati.
Nessuna illusione: partiamo subito dicendo che un sommelier non vi consiglierebbe mai di lasciare aperta una bottiglia di buon vino per più di un giorno. Se però si pone una domanda su come poter conservare un vino importante allora i professionisti di questa bevanda potranno dare qualche dritta utile sugli strumenti da utilizzare. Voliamo alto: parliamo del Coravin. Si tratta di un metodo di conservazione del vino che viene insegnato anche nelle scuole per sommelier e non è altro che una bomboletta piena di gas Argon a cui viene collegato un ago che serve ad “attraversare” il tappo di sughero del vino che è già stato aperto. Proprio attraverso il tappo il Coravin (chiamato così dalla casa produttrice statunitense) inietta gas argon, il quale va a ripristinare l'equilibrio organolettico del vino. Una volta bucato, il foro sul tappo infatti si richiude da solo. In questo modo un vino già aperto può restare intatto nel sapore per diverso tempo. Perfetto per i fermi, soprattutto rossi, non è però un metodo adatto per i bollicine, e non è per tutte le tasche. Un Coravin modello basic infatti parte dai 150 euro in su (poi ci sono a parte i pezzi di ricambio).
Se non volete o potete spendere tanto per un oggetto deluxe da dedicare al vostro vino, l'alternativa “media” c'è e si chiama Private Preserve Spray. Essa adotta la stessa tecnica del Coravin, cioè Argon da iniettare all'interno della bottiglia di vino. A differenza del Coravin questo metodo può andar bene anche per i “bollicine” (come il Prosecco o il Lambrusco) e costa molto meno. Non ha però l'ausilio di un ago ma è una bomboletta dotata di una cannula che serve a spruzzare il gas. Con l'esperienza si riuscirà a capire quanto gas iniettare volta per volta nelle bottiglie. Il rischio infatti è quello di gasare troppo il vino. Se non volete di queste preoccupazioni, allora potete provare con il Cavevinum Dispenser, uno strumento che sa già quanto gas destinare a ciascuna bottiglia per mantenerne intatti sapori e odori per qualche giorno (una decina, di solito).
Vi sono infine i metodi meccanici, a metà strada tra i rimedi artigianali e le precauzioni da adottare (tappi particolari, cantinette) e i metodi chimici di conservazione. Tra questi non possiamo non citare almeno la Caraffa di Savino: una semplicissima caraffa all'apparenza, che però riesce a separare il vino dall'ossigeno, ritardando considerevolmente il processo di ossidazione. Per ottenere risultati migliori il vino va sversato nella caraffa appena aperto, o poche ore dopo l'apertura. Infine, due parole per quello che è un altro metodo, che però si trova a metà tra la meccanica e la chimica: il Nitro Tap. Si tratta di un tappo al nitrato (da cui il nome) collegato alla bottiglia da una bomboletta di azoto. Questo tappo speciale sembra essere il rimedio di elezione per conservare per qualche giorno in più i vini spumanti.
Nel nostro blog abbiamo sempre tante cose da dire sul Prosecco, il che già da tempo ci ha portato a concludere che si tratta di un vero e proprio mondo a parte. Oltre alla consumazione del Prosecco, al suo abbinamento con i cibi più adatti, alla sua storia e a specifici strumenti che servono per gustarlo al meglio, oggi vogliamo concentrarci sulla sua conservazione. Conservare un Prosecco (ma in generale un vino) nel modo sbagliato può infatti comprometterne la qualità. Sì, ma come fare per conservare nel migliore dei modi le nostre bollicine preferite? Vediamolo insieme, scoprendo tutti i segreti di quello che è un aspetto da non sottovalutare.
Lo diciamo subito: conservare una bottiglia di Prosecco in un frigorifero domestico non è una buona idea se si supera il mese di tempo. L'ambiente del frigo delle comuni cucine è troppo secco, il che tende a seccare il tappo di sughero e a rovinare, di conseguenza, le nostre bollicine, con un inevitabile appiattimento di profumi e sapori. L'ideale sarebbe avere perciò a disposizione una cantina in casa. In questo luogo possono infatti essere garantiti tutti gli standard di conservazione per un vino: giusto grado di umidità, temperatura ideale, livello di luce, non degradazione degli aromi, etc. Pochi però hanno a disposizione una cantina nella loro abitazione: soprattutto per chi vive in un condominio, ed è appassionato di vini, si tratta di un sogno! L'alternativa potrebbe allora essere un garage: anche in questi spazi i parametri di conservazione del Prosecco potrebbero essere rispettati, a patto che non si esponga il vino ai troppi odori di benzina delle auto o delle motociclette parcheggiate.
Ma se non si dispone neppure di un garage? In questo caso quale potrebbe essere una soluzione alternativa? Un'idea è quella di adibire una stanzetta in casa a cantinetta, o ancora riservare un piccolo angolo di una stanza alla conservazione del nostro Prosecco all'interno di una cantinetta elettrica. Se non hai mai sentito parlare di cantinette elettriche ti spieghiamo cosa sono.
Una cantinetta elettrica non è altro che un frigorifero speciale, appositamente progettato per conservare al meglio i vini. Esistono perciò moltissime tipologie di cantinette, anche a seconda del vino che vogliamo conservare: quelle per i bianchi sono ad esempio regolate diversamente rispetto ai rossi, e quelle per i bollicine (vini frizzanti, Prosecco o Champagne) avranno delle caratteristiche ancora diverse. In commercio ne esistono di tutti i tipi, per tutte le esigenze e di tutte le grandezze: dalle 6 fino alle 300 bottiglie, dipende dalla quantità di spazio che si ha a disposizione, dall'uso che se ne deve fare e da quanto si è intenditori di vini.
In generale i vini bianchi devono essere conservati a temperature più basse rispetto ai rossi. I vini frizzanti o bollicine, con fermentazione naturale o meno, vanno tenuti ancora più al freddo. La temperatura perfetta si aggira intorno agli 11-12 gradi. Da non sottovalutare poi il livello di umidità, che deve essere alto ma non totale: tra il 60 ed il 70% si situa il range ottimo per il Prosecco. Una cantinetta elettrica ha il pregio di poter essere regolata con il grado di temperatura e umidità desiderati, e inoltre può essere impostata anche con la luce che si ritiene più opportuna, in modo da non alterare le proprietà organolettiche del nostro Prosecco.
Chi è appassionato di vini avrà sicuramente sentito già parlare del “decanter”, uno strumento che molti ritengono utile (e alcuni altri solo scenografico) che aiuta ad "estrarre" determinate caratteristiche da particolari vini che necessitano maggiore ossigenazione. Se siete comunque curiosi di sapere qual è lo specifico utilizzo di un decanter e quali sono le "correnti di pensiero" dei vari esperti, qui vi diamo tutte le indicazioni.
Anche se c'è chi utilizza il decanter esclusivamente per “fare scena”, ciò non toglie che si tratta di uno strumento funzionale per chi ama il vino e lo conosce alla perfezione. Partiamo da cos'è il decanter. Un decanter (parola francese che si riferisce al verbo italiano “decantare”) è un oggetto simile ad una brocca dalla base molto larga e dal collo molto lungo, in cui versare il vino. Spesso in cristallo - ma lo si trova anche in diversi tipi di vetro - serve a far decantare il vino. Ciò ci conduce a due utilizzi:
Attenzione, però: il decanter non va usato sempre, anzi! Talvolta i vini potrebbero essere rovinati dal passaggio in questo strumento. In questi casi infatti può bastare un calice ad hoc per raggiungere lo stesso obiettivo.
Non sempre dunque l'utilizzo del decanter è necessario, anzi, si fa sempre più forte e convinta la teoria che vada usato solo quando ci si trova di fronte a certe particolari tipologie di vini. Nel caso del vino bianco, ad esempio, se si tratta di un vino giovane, fino ad un anno e vinificato in acciaio il decanter non va assolutamente usato perché rovinerebbe la struttura fresca e vivace del vino stesso. Lo stesso vale per vini dai 2 ai 5 anni, sempre vinificati in acciaio, e per quelli di 5 anni vinificati in botte o in barrique. Si rivela più adatto, invece, quando il vino ha tra i 5 e i 10 anni, è stato vinificato in botte o in barrique e presenta dei sedimenti sul fondo se la bottiglia è stata tenuta in piedi, o lungo la parete se la bottiglia è stata conservata orizzontalmente. E per quanto riguarda i rosé? Per questi vini un passaggio in decanter consente di liberarsi di quegli aromi sgradevoli che lasciano i solfiti. Ciò vale in generale in tutti i vini che si desideri “affrancare” da un certo aroma di chiuso.
Questo prezioso strumento ad ampolla viene comunque spesso associato alla degustazione di vini rossi e corposi. Può sembrare pazzesco (e anche noi prendiamo le distanze da questo utilizzo), soprattutto negli ultimi tempi, molti sommelier hanno sdoganato il suo utilizzo anche per i vini bollicine, perfino per lo Champagne. A difesa di questa scelta, c'è chi dice che già in tempi antichi, per la creazione dello Champagne quest'ultimo veniva fatto decantare per separare i lieviti dalla bevanda, cosa che oggi non è più necessaria, perché questo processo avviene con la fermentazione meccanica. Quando perciò viene portata l'obiezione di non utilizzare un decanter per gli Champagne, o in generale per le bollicine nate da fermentazione da lieviti, c'è chi sostiene che le bollicine non vanno perse, bensì accentuate. Diverso il discorso, invece per i vini Prosecco che hanno subìto l'aggiunta di anidride carbonica: in questo caso le bollicine è sicuro che andrebbero perse dal passaggio in decanter, anziché essere sublimate.
E allora? Decanter si o decanter no? Il nostro consiglio è scegliere sulla base dei propri gusti e non sui dogmi che, spesso, sono anche legate a mode e correnti di pensiero che il tempo inesorabilmente mette in discussione.
In occasione delle feste natalizie 2020, gli italiani non si fanno scoraggiare dalle restrizioni dovute a causa del Covid 19, e decidono comunque di brindare. Come? Con le bollicine Made in Italy, prime fra tutti quelle del Prosecco Doc e Docg. Vediamo allora nei dettagli quali sono i vini spumanti più venduti (e di conseguenza più acquistati) nel nostro Paese e come possono essere bevuti accanto alle pietanze tipicamente natalizie.
Proprio così: dagli italiani i vini spumanti vengono considerati simbolo di festeggiamenti, e vengono stappati in numeri che non accennano a calare, anche nonostante il periodo di forti limitazioni e di un'atmosfera sottotono. Quest'anno, perciò, basta con lo Champagne: si fa di tutto per sostenere la propria economia, e i vini spumanti (Prosecco in prima linea) ne sono grande testimonianza. A questo proposito è interessante leggere i risultati di un sondaggio che la Uiv, l'Unione italiana dei vini, ha portato avanti insieme con la rete rurale nazionale Ismea. Risultati che parlano di aumenti sulla vendita di vini spumante da parte dei produttori italiani (273 milioni di bottiglie, con un rialzo dell'1,3% rispetto al 2019) e di questi 74 milioni vengono acquistati solo in Italia. Del resto, gli spumanti italiani sono davvero tanti e di tante tipologie diverse, per cui c'è solo l'imbarazzo della scelta nell'acquisto.
Il primato spetta dunque al Prosecco. Ricordiamo che si tratta di un distretto produttivo che ha fatto quasi dei miracoli in questi ultimi anni. Non a caso è stato insignito della grande onorificenza di essere Patrimonio mondiale dell'Unesco. Oggi sono 1150 le cantine che sono anche aziende vitivinicole in zona, con 350 case spumantistiche. All'interno dei vini Prosecco una bella fetta di vendite spetta anche al nuovo arrivato del Prosecco Rosé, che sta conquistando sempre più appassionati entusiasti del prodotto. Seguono in classifica gli spumanti di Franciacorta, realizzati con metodo classico, con uve Chardonnay e Pinot Nero (ricordiamo le denominazioni dell'Oltrepò Pavese e del Trento Doc). Accanto a questi due grandi classici vanno poi inserite le tipologie autoctone che si sono convertite anche alle bollicine. Pensiamo, ad esempio, ai vini rossi e rosati pugliesi, oppure al Lambrusco Emiliano, altro vino che ormai va sempre più sulle tavole di Natale.
La clientela tipica del Prosecco, o in generale dei vini bollicine, cioè coloro che li apprezzano di più, è data dalle donne e dai giovani. Insomma, l'identikit del consumatore ideale, secondo i dati resi noti da Wine Intelligence lo scorso mese di novembre, ha a che fare soprattutto con i Millennials, che vantano molta confidenza con l'e-commerce, e affidano a questo canale anche l'acquisto dei vini bollicine.
Una volta acquistato il Prosecco come va bevuto? Come lo si accosta alle pietanze natalizie? Fermo restando l'assunto che ognuno deve agire secondo i propri gusti (perché non deve essere una dittatura quella dello spumante dolce con il panettone!) è buona norma tenere conto del grado zuccherino di un Prosecco. In un articolo di qualche tempo fa su questo blogabbiamo parlato della differenza tra Prosecco Dosaggio zero (il più secco di tutti, perfetto con le pietanze di pesce), il Brut (un tantino più morbido del dosaggio zero), l'Extra Dry (il più versatile tra i Prosecchi), il Dry o Demi Sec e infine il Dolce, il più zuccherino in assoluto, adattissimo ad accompagnare i dessert.
Quando il Natale si fa più vicino inevitabilmente ci sarà qualcuno che non ha ancora deciso quali regali prendere. Sia che si tratti di mancanza di tempo o di voglia di impegnarsi nella ricerca, resta il fatto che sono in molti a non avere la più pallida idea di cosa regalare sotto l'albero. Un'idea che può mettere tutti d'accordo ha (inaspettatamente?) a che fare con il Prosecco. Piace a tutti, e anche a chi non piace resta un regalo gradito da poter offrire agli ospiti. Ecco allora perché regalare delle bottiglie di Prosecco a Natale può davvero risultare un'idea geniale.
Il Prosecco si conferma tra i vini bollicine più acquistati al mondo. Ci sarà un motivo, no? Già, regalare un vino a Natale è un'idea interessante, ma con i vini fermi o con certi rossi si rischia di sbagliare. Un Prosecco, invece, può essere considerato un passpartout. Il motivo? Piace praticamente a tutti (anche a chi ne beve appena un goccio) e quando non piace può essere comunque offerto. Una bottiglia di Prosecco dà poi immediatamente il sentore di festa, minimalista o sopra le righe che sia. Presentarsi con un regalo come una o più bottiglie di un buon Prosecco Docg italiano, poi, metterà le persone di buonumore.
Arrivare a casa degli amici, dei suoceri, del capo aziendale con una bottiglia di Prosecco ben scelto mette in buona luce, questo è chiaro. È, insomma, un dono che viene apprezzato in maniera universale. Sarebbe buona abitudine prestare attenzione, però, ai gusti delle persone che ricevono il regalo. Se si tratta di amici che hanno alte aspettative in termini di vino, consigliamo il nostro Prosecco Superiore Spumante Brut D.O.C.G. Cuvée, prosecco ottenuto selezionando le uve di alta collina della zona di Valdobbiadene. Se stiamo regalando prosecco a chi solitamente pasteggia bollicine fuori pasto o come base per cocktail alla frutta con il dessert e la frutta fresca, consigliamo un Extra Dry di qualità come il nostro Prosecco Superiore Spumante Extra Dry D.O.C.G. Millesimato.
Un altro motivo per cui regalare un Prosecco può essere un'idea vincente ha a che fare con il festeggiamento di un'occasione importante. Un buon Prosecco è perfetto per sancire l'ufficialità di un'occasione o di un evento, quale può essere un anniversario, un compleanno importante, una promozione in azienda o, appunto Natale e Capodanno.
A Natale sale la voglia di bollicine, questo è un fatto. I numeri ogni anno parlano chiaro, ponendo i vini spumanti come Prosecco e Franciacorta come i più scelti per i regali di fine anno tra i vini. Come del resto sottolinea anche l'Osservatorio Statistico economico sui mercati, “Nei giorni di festa, il consumo delle bollicine italiane, nonostante l'Era Covid, ha tatalizzato un giro d’affari di milioni di euro. In netto calo, invece, lo Champagne. Preferiti gli aromatici secchi, rispetto ai tradizionali dolci. Il panettone piace anche con un brut”.
Lo scorso 25 novembre può essere considerato come un giorno da inserire nella storia del vino Prosecco. Il nuovo arrivato, infatti, il Rosé, è stato ufficialmente presentato dal Consorzio di Tutela del Prosecco Doc alla stampa internazionale e a tutti i canali di comunicazione. Questo significa che a partire da quella data il Prosecco Rosé può essere venduto ovunque con il marchio registrato. In vista del Natale 2020, anno molto particolare e da considerare un caso nel panorama delle vendite, ecco un po' di numeri* che possono far rendere conto dello stato dell'arte di questo vino bollicine davvero speciale.
Il primo numero che va sottolineato è quello delle 85 aziende del territorio votato alla coltivazione delle uve da Prosecco coinvolte nella produzione del Prosecco Rosé Doc. Queste hanno contribuito alla realizzazione ed imbottigliamento di ben 12,2 milioni di bottiglie di Rosé. Le stime, però, sono al rialzo, visto che si prevede entro la fine del 2020 di arrivare alla produzione di 20 milioni di bottiglie. Non solo: per il 2021 le stime sono addirittura raddoppiate. Ecco che dunque si pensa ad imbottigliare e vendere durante il prossimo anno 40 o 50 milioni di bottiglie di Prosecco Rosé Doc. La quota di partecipazione dell'Italia, in questo contesto di prospetto delle vendite, si attesta sul 15-20%, mentre la parte del leone la fa l'export verso i Paesi esteri, con l'80-85%. A questo proposito si punta su sei mercati in particolare: Stati Uniti e Regno Unito innanzitutto, poi Canada e Paesi del Nord Europa, seguiti a sorpresa dalla Francia (e non dalla Germania) e Asia dell'Est.
Nelle previsioni delle aziende produttrici di Prosecco Rosé Doc non sono state trascurate le considerazioni sui canali di vendita. La parte della protagonista la fa la Grande Distribuzione Organizzata (GDO), con il 55-60% del totale delle vendite. Al secondo posto viene il canale Horeca (Hotel, Ristoranti, Caffé e Catering), con una quota che arriva fino al 35% della distribuzione. Seguono un 10-15% per i canali dell'e-commerce e un 1% per le vendite dirette in cantina o aziende vitivinicole.
Un vino Prosecco Rosé Doc è diverso dagli altri vini rosé frizzanti generici e va saputo riconoscere. Ecco qualche dritta per farlo senza sbagliarsi. Prima di tutto occorre sapere che questa tipologia di Prosecco viene prodotta esclusivamente nella tipologia “Spumante” e solo come Brut Nature o Extra Dry: altri contenuti zuccherini non vengono contemplati. Ha poi la dicitura “Millesimato”, dovuta al fatto che almeno l'85% delle uve con cui è stato prodotto debbano appartenere alla stessa annata (dato riportato sull'etichetta). L'etichetta riporta inoltre il marchio di autenticità, al fine di evitare contraffazioni. Le uve con cui viene prodotto il Prosecco Rosé sono quelle del vitigno Glera all'85% (quelle del Prosecco classico, per intenderci) con in più una parte di Pinot Nero per il 10-15%. Va tenuto conto poi del fatto che il metodo di fermentazione è quello naturale, Martinotti o Charmat. Per quanto riguarda il gusto, infine, il Prosecco Rosé è più rotondo rispetto al Prosecco Classico, e in esso vengono accentuati gli accordi fruttati (frutti rossi, ma anche mele e agrumi).
*I dati che si possono leggere in questo articolo sono stati raccolti da fonti ufficiali e da sondaggi effettuati dal Consorzio di Tutela del Prosecco Doc alle aziende produttrici.
Ogni anno Assoenologi, l'associazione di categoria che riunisce gli enologi e gli operatori italiani del settore vitivinicolo, celebra una giornata congressuale, con convegni e lo stato dell'arte sul comparto. L'edizione del 2020, svoltasi domenica 22 novembre, è stata la prima ad essere divulgata in remoto, con lo streaming, ma ha decretato una certezza: il successo planetario del vino Prosecco. Ecco qualche dettaglio su come è andata.
La 75esima edizione della Giornata congressuale di Assoenologi è stata dunque la prima ad essersi svolta in remoto dai primi incontri dell'associazione, nel 1946. In realtà si è trattato di un vero successo, tanto che gli organizzatori si sono convinti di investire anche nei prossimi anni su questa forma di comunicazione e divulgazione. L'edizione è stata quasi interamente dedicata al Prosecco e al “case history” di questo vino, tanto che la stessa Assoenologi lo ha definito “un vero e proprio fenomeno italiano”. Sono state ripercorse le tappe storiche del bollicine italiano più famoso, fino alla conclusione di non disperdersi, in futuro, con competizioni “interne” tra le tre denominazioni, trovando unità nella diversità. L'impegno da parte degli imprenditori vitivinicoli è stato ricordato anche dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, il quale ha sottolineato come proprio grazie a questa dedizione “Solo dieci anni fa si producevano 57 milioni di bottiglie di Conegliano Valdobbiadene Doc e 160 milioni di prosecco Igt, mentre oggi siamo a 600 milioni in totale”.
L'aumento della produzione di Prosecco non deve far perdere di vista il discorso sull'ecosostenibilità ambientale. Ne è convinto, almeno, Massimiliano Fedriga, il presidente dell'altra regione protagonista della produzione di questo vino: il Friuli Venezia Giulia. “Il valore al litro del Prosecco va da 1,65 a 1,75 euro – dice Fedriga - un euro in più rispetto a quanto pagato per il Pinot grigio Delle Venezie. La sfida ora si gioca sulla sostenibilità ambientale per la tutela del territorio per tenere alto il valore delle produzioni. Insieme all’innalzamento della qualità, che stiamo perseguendo finanziando impianti di spumantizzazione in loco, è un fattore decisivo, su cui agire anticipando le linee tracciate dall’Europa, e importante anche in termini di marketing”.
A dispetto del periodo di pandemia globale che ha investito tutti i comparti produttivi e commerciali, tra cui quello enologico, e del conseguente calo delle vendite, per il Prosecco si prospetta un futuro roseo, a patto che ci si riappropri delle tre denominazioni (Doc, Docg Conegliano Valdobbiadene e Docg Asolo) e si cerchi di appianare le competizioni interne. Secondo Franco Adami, ex presidente del Consorzio Conegliano Valdobbiadene Docg, e attualmente uno dei maggiori imprenditori del settore, “è necessario, oggi più che mai, fare squadra”. In conclusione, si può certamente concordare con le parole dell'attuale presidente del Consorzio Conegliano Valdobbiadene Docg, Innocente Nardi: “Il nostro obiettivo è quello di trasformare il Prosecco in un prodotto iconico, culturale. Il riconoscimento Unesco, l’eliminazione del glifosate sul nostro territorio, l’area più ampia a livello europeo, hanno questa logica. Oggi il consumatore deve sapere che a fronte di cento bottiglie di Prosecco vendute nel mondo, 82 sono di Prosecco Doc, 16 di Conegliano Valdobbiadene e 2 di Asolo. Il nostro futuro sta nel dare valore alla nostra produzione: questi 600 milioni di bottiglie chiamate genericamente Prosecco devono essere messe sul mercato secondo una logica di segmentazione del posizionamento per garantire il livello qualitativo e raccontare le specificità dei singoli territori”.