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Il prosecco è uno dei vini italiani più apprezzati al mondo, da sempre simbolo di convivialità e dolce vita. Tuttavia, con la sua crescente popolarità, sono emerse una serie di fake news e falsi miti che possono confondere i consumatori e compromettere la percezione di questo eccellente prodotto italiano: facciamo chiarezza!
Uno dei falsi miti più comuni è che il prosecco sia semplicemente una versione economica dello champagne. In realtà, prosecco e champagne sono due prodotti distinti, con caratteristiche e metodi di produzione molto diversi. Mentre lo champagne viene prodotto in Francia, nella regione della Champagne, utilizzando il metodo classico, conosciuto anche come metodo Champenoise, il prosecco è originario del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, in Italia, e viene prodotto prevalentemente con il metodo Martinotti-Charmat. A differenza del metodo classico, che prevede una doppia fermentazione in bottiglia, dove il vino acquisisce complessità grazie al contatto prolungato con i lieviti, il metodo Martinotti-Charmat prevede una seconda fermentazione in grandi vasche di acciaio inox, responsabili del carattere più leggero, fresco e fruttato del prosecco rispetto allo champagne, che avrà quindi bollicine più grandi e meno persistenti. Caratteristiche organolettiche queste che sono ovviamente influenzate anche dal tipo di uva utilizzato: da un lato la prevalenza della varietà a bacca bianca Glera, che conferisce al prosecco il suo carattere floreale; dall’altro i tre vitigni, Chardonnay a bacca bianca, Pinot Noir e Pinot Meunier a bacca nera, che compongono la corposità tipica dello champagne. Due vini completamente diversi quindi, ancora prima di considerare il loro posizionamento sul mercato, dove lo champagne è generalmente più costoso del prosecco a causa dell’utilizzo di un metodo di produzione più laborioso e del lungo periodo di invecchiamento che richiede la bollicina francese.
Le bollicine sono una caratteristica distintiva del prosecco e giocano un ruolo fondamentale nella definizione della sua identità. Tuttavia, il pensiero comune è che un prosecco di alta qualità non dovrebbe avere bollicine, in quanto la loro presenza sarebbe simbolo, al contrario, di un vino di basso livello: anche questo è chiaramente un falso mito! Il prosecco, prodotto con il metodo Martinotti-Charmat, sviluppa le sue bollicine naturali durante la seconda fermentazione nelle grandi vasche di acciaio inox: bollicine che diventano indicatori di una fermentazione ben eseguita, di una conservazione corretta e di una freschezza adeguata. Non va dimenticato, inoltre, che il prosecco si presenta in due principali varianti effervescenti, entrambe di altissima qualità: il prosecco spumante quando ha una pressione più elevata e quindi bollicine più intense e persistenti, il prosecco frizzante quando è sottoposto a una pressione inferiore ed ha bollicine più delicate. In entrambi i casi, le bollicine migliorano l’esperienza sensoriale complessiva, esaltando la percezione delle loro note fruttate e floreali.
Un'altra fake news piuttosto diffusa è che il prosecco sia sempre dolce, nonostante esistano tre categorie (Brut, Extra Dry e Dry) che indicano livelli crescenti di zucchero residuo. Il Brut è la versione più secca, con meno di 12 grammi di zucchero per litro, mentre l'Extra Dry contiene tra 12 e 17 grammi di zucchero per litro e il Dry, nonostante il nome, è il prosecco più dolce in assoluto, con 17-32 grammi per litro. Tra queste, la varietà più diffusa e apprezzata dai consumatori è anche quella più equilibrata, l’Extra Dry, che pur mantenendo una buona acidità offre una leggera rotondità al palato e viene quindi percepita come più piacevole rispetto al carattere asciutto del Brut e a quello morbido del Dry, che è l’unico prosecco realmente dolce, ideale per accompagnare i dessert. E questo sfata anche un altro falso mito: il prosecco, grazie alla sua estrema versatilità, non si beve solo come aperitivo!
Con l'introduzione e la crescente popolarità del prosecco rosé sul mercato, alcuni puristi hanno sollevato dubbi sulla sua autenticità, nonostante si presenti come una variante legittima e riconosciuta del prosecco tradizionale, prodotta secondo le stesse rigide normative, ma con l'aggiunta di un piccolo quantitativo di uve Pinot Nero per conferirgli il caratteristico colore rosato e arricchirne il profilo aromatico. Si tratta quindi di un vino fresco e fruttato che mantiene l’essenza del prosecco pur offrendo un'esperienza gustativa completamente diversa. Oltre a provenire dalla stessa area geografica, ad essere composto in prevalenza da uva Glera e ad essere regolato dalla stessa denominazione di origine controllata del prosecco tradizionale, inoltre, anche il prosecco rosé viene prodotto utilizzando il metodo Martinotti-Charmat. Nonostante le delicate sfumature fruttate conferite dall’aggiunta di Pinot Nero, infatti, il prosecco rosé presenta la stessa freschezza, vivacità e versatilità di quello tradizionale, oltre a tutte le qualità e le garanzie che ne derivano. A dimostrarlo, il riconoscimento della denominazione DOC nel 2020, dopo anni di studio e di perfezionamento del processo produttivo di quello che oggi rappresenta una deliziosa evoluzione del prosecco classico.
Contrariamente a molti altri vini prodotti con il metodo classico, il prosecco, prodotto con il metodo Martinotti-Charmat, non è concepito per evolvere in bottiglia e sviluppare complessità nel tempo e, pertanto, non migliora con l’invecchiamento e va consumato giovane, entro uno o due anni dall’imbottigliamento, per evitare che perda gradualmente la sua freschezza ed effervescenza e che i suoi aromi fruttati e floreali si attenuino. Per questo motivo, se non viene bevuto immediatamente dopo l’acquisto, è importante che venga conservato in un luogo fresco e buio, lontano da fonti di calore e luce diretta e possibilmente in posizione orizzontale per mantenere l’umidità del tappo. Un’altra dimostrazione, questa, di come conoscere le differenze nei metodi di produzione, comprendere le varietà disponibili sul mercato e capire come conservarle al meglio, permette di sfatare i falsi miti che ruotano attorno all’inimitabile bollicina italiana, espressione di una tradizione vitivinicola che ha conquistato il mondo.
Il prosecco è indiscutibilmente uno dei simboli enologici italiani più conosciuti al mondo, ma è un errore pensare che si possa trovare esclusivamente in Italia, nazione che, al contrario, ogni anno ne esporta grandi quantità in tutto il mondo. I produttori italiani hanno infatti lavorato duramente per garantire che il prosecco esportato mantenga gli stessi standard qualitativi di quello venduto sul mercato nazionale, rendendo possibile trovare prosecco DOC e DOCG, le due denominazioni di origine controllata e garantita (che impongono rigide regole sulla produzione del prosecco, che includono l'area geografica di produzione, il metodo di vinificazione e i vitigni utilizzati), nei migliori ristoranti e negozi di tutto il mondo. Mentre l'Italia rimane quindi il cuore pulsante della produzione di prosecco, la qualità di questo vino non è confinata alla nazione d’origine. Grazie all'esportazione, alla distribuzione internazionale di produttori di fama e a rigorosi controlli, il prosecco di alta qualità è accessibile anche all'estero.