Vino e strumenti professionali per conservarlo: quali sono e come si utilizzano

27/02/2021
von Giovanni Mastropasqua

In uno dei nostri precedenti articoli abbiamo parlato di come conservare il vino per più giorni una volta aperto. Questo perché può capitare di voler conservare il vino un po' più a lungo rispetto alla sola giornata di apertura e perché non tutti riescono sempre a terminare l'intero contenuto di una bottiglia in poco tempo. Ci eravamo soffermati sui metodi artigianali, da adottare a casa e senza strumentazioni particolari. In proposito c'è da dire che esistono degli strumenti professionali per conservare il vino: quelli consigliati dai sommelier, per intenderci. Scopriamo insieme quali sono e come vanno utilizzati.

Il Coravin: metodo più amato dai sommelier

Nessuna illusione: partiamo subito dicendo che un sommelier non vi consiglierebbe mai di lasciare aperta una bottiglia di buon vino per più di un giorno. Se però si pone una domanda su come poter conservare un vino importante allora i professionisti di questa bevanda potranno dare qualche dritta utile sugli strumenti da utilizzare. Voliamo alto: parliamo del Coravin. Si tratta di un metodo di conservazione del vino che viene insegnato anche nelle scuole per sommelier e non è altro che una bomboletta piena di gas Argon a cui viene collegato un ago che serve ad “attraversare” il tappo di sughero del vino che è già stato aperto. Proprio attraverso il tappo il Coravin (chiamato così dalla casa produttrice statunitense) inietta gas argon, il quale va a ripristinare l'equilibrio organolettico del vino. Una volta bucato, il foro sul tappo infatti si richiude da solo. In questo modo un vino già aperto può restare intatto nel sapore per diverso tempo. Perfetto per i fermi, soprattutto rossi, non è però un metodo adatto per i bollicine, e non è per tutte le tasche. Un Coravin modello basic infatti parte dai 150 euro in su (poi ci sono a parte i pezzi di ricambio).

L'alternativa al Coravin: il Private Preserve Spray

Se non volete o potete spendere tanto per un oggetto deluxe da dedicare al vostro vino, l'alternativa “media” c'è e si chiama Private Preserve Spray. Essa adotta la stessa tecnica del Coravin, cioè Argon da iniettare all'interno della bottiglia di vino. A differenza del Coravin questo metodo può andar bene anche per i “bollicine” (come il Prosecco o il Lambrusco) e costa molto meno. Non ha però l'ausilio di un ago ma è una bomboletta dotata di una cannula che serve a spruzzare il gas. Con l'esperienza si riuscirà a capire quanto gas iniettare volta per volta nelle bottiglie. Il rischio infatti è quello di gasare troppo il vino. Se non volete di queste preoccupazioni, allora potete provare con il Cavevinum Dispenser, uno strumento che sa già quanto gas destinare a ciascuna bottiglia per mantenerne intatti sapori e odori per qualche giorno (una decina, di solito).

I metodi meccanici: la Caraffa di Savino e il Nitro Tap

Vi sono infine i metodi meccanici, a metà strada tra i rimedi artigianali e le precauzioni da adottare (tappi particolari, cantinette) e i metodi chimici di conservazione. Tra questi non possiamo non citare almeno la Caraffa di Savino: una semplicissima caraffa all'apparenza, che però riesce a separare il vino dall'ossigeno, ritardando considerevolmente il processo di ossidazione. Per ottenere risultati migliori il vino va sversato nella caraffa appena aperto, o poche ore dopo l'apertura. Infine, due parole per quello che è un altro metodo, che però si trova a metà tra la meccanica e la chimica: il Nitro Tap. Si tratta di un tappo al nitrato (da cui il nome) collegato alla bottiglia da una bomboletta di azoto. Questo tappo speciale sembra essere il rimedio di elezione per conservare per qualche giorno in più i vini spumanti.